giovedì 10 dicembre 2009

Finanziaria ultraleggera. Passa la linea Tremonti

La finanziaria, in qualche modo, torna light. Dagli 8,9 miliardi previsti l’impatto sul deficit per i prossimi tre anni scende a 7,7 miliardi. Di cui soltanto 5,2 andranno a pesare sul 2010. Un trucco? Nient’affatto. Una magia, semmai, dei criteri contabili. A mettere a dieta la manovra di bilancio sono stati i tecnici della Ragioneria dello Stato che ieri, dopo il via libera dei maxiemendamenti in commissione Bilancio, hanno ricalcolato tutte le coperture previste per le voci di spesa sulla base delle direttive europee. Quelle, per intendersi, con cui Bruxelles compila la lista dei buoni e dei cattivi relativamente al rispetto dei parametri di Maastricht sul rapporto deficit/pil. Tecnicamente, si tratta di utilizzare il criterio di competenza, che tiene conto dell’anno in cui vengono contabilizzati i movimenti di denaro, invece di quello di cassa, che registra pagamenti e incassi nel momento reale in cui si verificano. L’alleggerimento dei conti seguendo il metodo europeo non è trascurabile. Nel 2010 l’impatto sull’indebitamento netto è di 5.284 milioni. Cifra che secondo il viceministro dell’Economia, Giuseppe Vegas, rappresenta il «valore sostanziale» della manovra. Ben inferiore al saldo da finanziare che invece resta fermo agli 8.884 milioni di cui si è parlato nei giorni scorsi. E le differenze sono notevoli anche per gli anni successivi. Secondo la Ragioneria dello Stato si parla di 1.416 milioni per il 2011 rispetto al dato di cassa ben più pesante di 4.516 milioni. Mentre sul 2012 il criterio di competenza fornisce una somma piuttosto tranquillizzante di 1.048 milioni rispetto ai 3.548 del saldo da finanziare previsto all’articolo 1 della manovra.
coperture
L’alleggerimento “europeo” delle coperture non è comunque bastato a smorzare le polemiche dell’opposizione, infuriate per quella che è stata definita una “blindatura” del testo. L’ok della commissione Bilancio è arrivato con il solo voto della maggioranza. Il centrosinistra, dopo oltre dodici ore di lavori a singhiozzo, hanno infatti deciso di abbandonare la seduta denunciando uno stravolgimento della prassi parlamentare che non avrebbe lasciato spiragli alle proposte di modifica dei partiti di minoranza. Accuse che questa volta non sono state condivise dal presidente della Camera. La scorsa settimana Gianfranco Fini aveva accolto le proteste dell’opposizione, allungando i tempi della discussione. Ma ieri, ha spiegato il numero uno di Montecitorio, «le regole sono state rispettate». La linea scelta dal Pd, dall’Idv e dall’Udc, gli ha fatto eco il presidente della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti, nasce da «una valutazione politica, perché a livello parlamentare sono stati garantiti tutti i diritti a tutti». Le proteste nascerebbero dal fatto che nell’arco di pochi minuti i deputati del Pdl e della Lega avrebbero bocciato a raffica circa 150 emendamenti dell’opposizione. Nessun colpo di mano, ha spiegato il relatore Massimo Corsaro, «la volontà di non accogliere alcuna proposta dell'opposizione, è una nostra scelta». Ora l’attenzione è tutta rivolta all’esame dell’aula, che inizierà domani e si preannuncia rovente. «La situazione che si è venuta a creare», ha detto il capogruppo dei Democratici in commissione Bilancio Pier Paolo Baretta, «è molto seria e queste tensioni si riverseranno tutte nell’aula». L’ipotesi della fiducia, a questo punto, sembra molto concreta. «Non è scontata», ha detto Vegas, «ma se ci saranno molti emendamenti dell’opposizione è probabile».
Micro-interventi
Nell’attesa, le polemiche si concentrano sul pacchetto di micro-interventi passati insieme alle misure principali. Forse l’ultimo assaggio di assalto alla diligenza, in vista dell’approvazione definitiva da parte del Senato delle riforma della legge di bilancio. I mini finanziamenti contestati sono contenuti nei 350 milioni del triennio 2010-2012 finalizzati alle misure sociali. Nell’ambito dei fondi per le polizze assicurative contro i danni del maltempo in agricoltura c’è ad esempio un comparto di 60 milioni nel triennio nell’ambito dell’organizzazione comune dei mercati del settore vino. C’è poi la proroga fino al 2010 dell’attuazione degli obblighi inerenti al fondo europeo della pesca. Ma anche i fondi per l’Unione italiana ciechi, per i progetti a favore degli esuli giuliano-dalmati, per l’Istituto mediterraneo di ematologia, per il museo tattile Omero di Ancona e per il terremoto del Belice, che risale al 1968. Sotto accusa da parte dell’opposizione anche i 50 milioni aggiunti alla Camera al fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio e finalizzati a “interventi sul rispettivo territorio di appartenenza” dei parlamentari.
Grande soddisfazione è stata invece espressa da Luca Zaia per l’attenzione al settore agricolo. «Complessivamente», ha detto il ministro, «sono stati stanziati per il triennio 2010-2012, circa 1 miliardo e 115 milioni».
Molte, infine, le misure comparse e poi sparite dalla manovra. Dai finanziamenti ai comuni per le ronde, ai rimborsi per obbligazionisti e azionisti Alitalia, dallo scontrini “gratta e vinci” agli sgravi fiscali per le banche che aderiscono alla moratoria dei crediti nei confronti delle Pmi. Per quest’ultimo capitolo si prevede però un recupero, insieme al pacchetto di aiuti per il settore dell’auto e degli elettrodomestici. Il sistema delle agevolazioni e degli incentivi dovrebbe trovare spazio in un decreto legge ad hoc che sarà varato dal governo a gennaio.

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