sabato 12 dicembre 2009

La Marcegaglia assolve Tremonti: «Il danno sul Tfr risale al 2007»

Che la polemica sul Tfr abbia ormai assunto la fisionomia del boomerang appare chiaro anche a Guglielmo Epifani, che ieri si è limitato a rinverdire la protesta sostenendo che «qualcosa non quadra». Ma dalle parti di Viale della Astronomia non hanno alcune intenzione di lasciare cadere le accuse pesanti rivolte dal leader della Cgil in merito al colpevole silenzio degli industriali. «Abbiamo già detto in passato, nel 2007, quando il Tfr fu spostato dalle imprese all’Inps», ha ribadito Emma Marcegaglia, «che questo era negativo perché toglieva liquidità alle imprese. Oggi il governo sta spostando il Tfr dall’Inps a copertura delle spese correnti: non c’è un’ulteriore negatività per le imprese che non hanno già più il Tfr».
Insomma, la polemica «è datata» e il danno non è da attribuire al governo Berlusconi e al ministro Tremonti, ma a quello Prodi e al ministro Padoa Schioppa. Perché «togliere liquidità alle imprese in questo momento sarebbe sbagliato», ha insistito la presidente di Confindustria, «ma è già stato fatto nel 2007».
Detto questo la Marcegaglia non ha risparmiato una stoccata al governo, definendo comunque «discutibile» contabilizzare il Tfr presso l’Inps per la copertura della spesa corrente.
E alla Cgil risponde anche Maurizio Sacconi. «Il lavoratori», ha spiegato il ministro del Welfare, «sono garantiti al 100% e per loro non cambia nulla». In più, ha continuato, «la norma è di un governo che la Cgil ha sempre considerato molto amico, l’unico nostro torto è di averla conservata».
Ad animare la tensione sulla finanziaria ieri ci hanno pensato anche i sindaci, arrivati in 500 a Roma per protestare contro i tagli ai trasferimenti. Dopo aver incontrato il sottosegretario Gianni Letta, il ministro Roberto Calderoli e successivamente il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla fine hanno dichiarato la rottura dei rapporti con il governo e l’avvio di una campagna di informazione su tutto il territorio nazionale per spiegare ai cittadini le scelte «incondivisibili» dell’esecutivo. Anche Gianni Alemanno tra i rivoltosi. «I tagli contenuti in finanziaria», ha tuonato il sindaco di Roma nonché esponente del Pdl, «costituiscono un atto di prepotenza inaccettabile».
A Montecitorio, intanto, il viceministro Giuseppe Vegas ha chiuso la discussione generale sul testo. «Questa Finanziaria», ha spiegato, «non ha altra ambizione che rinsaldare i conti pubblici senza aumentare le tasse, nel solco di quanto fatto nell’ultimo anno, riuscendo a superare una crisi economica senza precedenti». Questa mattina si riparte con l’esame degli emendamenti.

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