venerdì 10 maggio 2013

Letta rinvia il taglio delle tasse: serve il via libera dell'Europa

Un bluff, una mossa obbligata, una strategia sapiente. Sta di fatto che l’Imu non viene cancellata, né sospesa, ma al massimo rinviata a settembre. Per quanto riguarda la Cig, i fondi verranno recuperati raschiando il barile delle risorse già stanziate nell’ambito delle politiche per il lavoro. Sarebbe questo l’orientamento del governo, che ieri, però, in sede di Consiglio dei ministri non ha neanche trovato la forza di andare fino in fondo, lasciando la questione aperta fino all’inizio della prossima settimana allo scopo di approfondire alcuni dettagli tecnici.

Si era capito, in questi giorni, malgrado gli annunci e le promesse, che la tagliola della procedura d’infrazione Ue non avrebbe consentito alcuno spazio di manovra al governo. Il corto circuito era inevitabile. Enrico Letta punta sul via libera europeo per liberare risorse necessarie alle coperture delle misure annunciate, ma l’Europa vuole valutare le coperture prima di dare il via libera. Neanche il più abile giocatore di poker sarebbe riuscito a cavarsela. E il bluff, ieri, è venuto impietosamente allo scoperto.
Per evitare di mettere a rischio la missione internazionale del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomani, che passerà i prossimi giorni a tentare di convincere i colleghi europei e mondiali che l’Italia ha tutte le carte in regola per essere tolta dalla lista dei sorvegliati speciali, la montagna di promesse fatte dal premier in Parlamento ha partorito un bel topolino praticamente a costo zero. Una scelta resa in qualche modo obbligata dall’affondo della Corte dei Conti, che ha svelato i trucchi del professor Monti lasciando intravedere possibili buchi di bilancio sui conti del 2013 a causa delle errate stime sul gettito.

Dopo una lunga riunione ristretta con il vicepremier Angelino Alfano, lo stesso Saccomanni e altri ministri economici, il Cdm ha deciso di mantenere un profilo bassissimo su quello che doveva essere il primo intervento concreto del nuovo governo. L’idea era quella di dare un primo segnale politico senza spaventare l’Europa attraverso un provvedimento depotenziato sotto il profilo dei saldi di bilancio. La sospensione della prima rata Imu vale due miliardi. Trasformandola in rinvio, tecnicamente verrebbe meno il bisogno della copertura contabile. I mancati incassi dei Comuni verrebbero coperti con anticipi di Tesoreria e della Cassa depositi. A quel punto per gli enti locali si tratterebbe solo di quantificare gli interessi delle somme anticipate.
Il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga invece doveva essere garantito dai fondi interprofessionali per la formazione e dalle risorse iscritte a bilancio per la detassazione del salario di produttività. L'obiettivo è di reperire 1,5 miliardi compresi però gli 800 milioni già stanziati con la Legge di stabilità. Finora il governo avrebbe garantito i primi 500 milioni, ne mancherebbero 200.
Alla fine del Cdm, però, fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che malgrado la «piena intesa» sulle misure da prendere si è deciso di rinviare tutto alla prossima settimana. La motivazione ufficiale è quella degli approfondimenti tecnici di rito, ma è chiaro che qualcosa non ha funzionato. Non è un caso che a Cdm ancora in corso Silvio Berlusconi annunciava alle telecamere del Tg1 la «la bella vittoria della sospensione dell’Imu».

Sembra che durante il prevertice alcuni malumori siano stati manifestati proprio dal Pdl, per bocca di Alfano, che avrebbe preferito allargare la sospensione anche agli immobili industriali.
Ma a sollevare obiezioni sarebbe stato pure Saccomanni, che poi subito dopo il Cdm flop se n’è andato tranquillamente in tv a farsi intervistare da Lilli Gruber a La7. Il ministro dell’Economia avrebbe ritenuto opportuno vagliare le opinioni dell’Eurogruppo prima di fare qualsiasi mossa.
Durante l’intervista Saccomanni ha però assicurato che sul rinvio dell’Imu c’è «un impegno politico». Poi, «entro 100 giorni dalla data di scadenza della prima rata sarà rivista tutta la tassazione sulla proprietà della casa». Il ministro ha infine escluso la necessità di una nuova manovra correttiva nel 2013.
Nel corso della giornata che si è conclusa con una nulla di fatto Letta ha comunque incassato due sostegni importanti. Il primo arrivato dal segretario di Stato Usa John Kerry, in visita a Roma, che ha parlato con entusiasmo di un’Italia «sulla strada giusta». Apprezzamenti anche dal presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, che si è detto «positivamente impressionato dal forte impegno europeo del primo ministro Letta».

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