Pasticciata, scorretta, inaffidabile. È difficile,
andando indietro nel tempo, trovare una bocciatura della Corte dei Conti
così netta come quella piombata ieri sull'ultima manovra finanziaria
dell'ex premier Mario Monti. Una mazzata che apre anche, con i dubbi su
coperture e stime di gettito messi nero su bianco dai magistrati
contabili, scenari inquietanti su un possibile buco di bilancio con cui
il governo Letta potrebbe dover fare i conti. Non è un caso che il
ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, stia da giorni effettuando
una rigorosa ricognizione sui conti pubblici. Una mossa che,
evidentemente, l'ex dg di Bankitalia ha ritenuto necessaria prima di
impegnarsi sulle misure correttive annunciato dal premier e allo studio
di governo e maggioranza.
Alcune misure come il credito d'imposta per
le infrastrutture, ad esempio, «non recano tetti massimi alle minori
entrate da esse generate e risultano prive di clausole di salvaguardia
per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime». Non solo.
Generalmente, prosegue la Corte dei Conti, «nelle relative valutazioni
d'impatto, si trascura di considerare l'effetto della singola
agevolazione sugli andamenti di settori correlati».
Non
meno dure le critiche alla legge di stabilità, che addirittura,
accusano i magistrati contabili, «viene svuotata della sua componente
fondamentale». Il provvedimento «non realizza la manovra, collocata o
anticipata com'è nei decreti legge, ma finisce con lo svolgere un ruolo
attuativo di decisioni già prese o meramente distributivo di risorse già
raccolte». Inoltre, ha rincara la Corte, la legge manca di «respiro
pluriennale» e «l'estrema eterogeneità dei suoi contenuti (articolati -
ricordano i magistrati - in 561 commi di un unico articolo) non si pone
in linea con le prescrizioni della legge di contabilità, che ne prevede
un contenuto snello e di manovra».
Anche in questo
caso nelle disposizioni di carattere fiscale, la quantificazione degli
oneri «è decisamente da migliorare». Ultima stoccata infine anche alla
Tobin tax. Una misura «le cui previsioni di gettito», spiega la Corte
gettando ombre sul futuro, «sembrano ottimistiche».
Ma
in generale è tutto il modus operandi dei professori che finisce sotto
accusa. Nella legislazione degli ultimi tre mesi del 2012, quando il
governo tecnico era ancora nella pienezza dei suoi poteri, i magistrati
contabili rilevano infatti una serie di «incovenienti», tutt'altro che
trascurabili. Innanzitutto il frequente rinvio a provvedimenti secondari
di attuazione. Poi, le continue variazioni di leggi anche recenti, «con
riflessi sull'attendibilità delle stime circa gli effetti finanziari
recati dalle norme». Ma anche l'approvazione di emendamenti privi della
relazione tecnica o per i quali la relazione è stata vistata
negativamente dal Ministero dell'economia. Infine, di non poco conto
considerata anche la delicata fase della finanza pubblica italiana e il
pressing europeo, la magistratura contabile imputa al governo
«l'utilizzazione a fini di copertura di cespiti, come i proventi dei
giochi e le accise sugli idrocarburi, il cui gettito è calante e le cui
stime appaiono per conseguenza non affidabili e l'impiego in modo
improprio di fondi di tesoreria per coprire oneri di bilancio».
Al
di là del giudizio complessivo sull'operato del governo tecnico che
emerge dalla Relazione, la severa chiosa della Corte dei Conti
costituisce di fatto un allarme sulla ipotesi che il problema dei
prossimi mesi non sarà quello di rimodulare le poste fiscali a saldi di
bilancio invariati, ma, più probabilmente, quello di recuperare risorse
aggiuntive per far tornare i conti. Del resto, il presidente della
Corte, Luigi Giampaolino, nel corso dell'audizione sul Def di qualche
settimana fa aveva già avanzato perplessità sui minori incassi che
potrebbero derivare dal rallentamento dell'economia rispetto alle
variazione di gettito teoriche calcolato nelle diverse manovre.
Anche
perché, aveva sottolineato Giampaolino, la chiusura dei conti 2012
«segnala scostamenti significativi» e, in particolare, «un netto
peggioramento dei saldi di bilancio». La manovra correttiva, in altre
parole, potrebbe essere dietro l'angolo.
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