giovedì 9 maggio 2013

La Corte dei Conti smonta Monti: «Molte misure senza copertura»

Pasticciata, scorretta, inaffidabile. È difficile, andando indietro nel tempo, trovare una bocciatura della Corte dei Conti così netta come quella piombata ieri sull'ultima manovra finanziaria dell'ex premier Mario Monti. Una mazzata che apre anche, con i dubbi su coperture e stime di gettito messi nero su bianco dai magistrati contabili, scenari inquietanti su un possibile buco di bilancio con cui il governo Letta potrebbe dover fare i conti. Non è un caso che il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, stia da giorni effettuando una rigorosa ricognizione sui conti pubblici. Una mossa che, evidentemente, l'ex dg di Bankitalia ha ritenuto necessaria prima di impegnarsi sulle misure correttive annunciato dal premier e allo studio di governo e maggioranza. 

 La scure della Corte dei Conti si è abbattuta sia sul decreto sviluppo che sulla legge di stabilità. Il primo, si legge nella Relazione sulle coperture delle leggi di spesa nell'ultimo quadrimestre del 2012, è «un provvedimento disorganico», che «reca i più disparati interventi». Il decreto varato dal governo tecnico per favorire la crescita, la realizzazione di infrastrutture e la nascita di start up innovative, ma anche per liberalizzare il settore rc auto e per favorire la digitalizzazione della Pa, sarebbe, secondo i magistrati, carente anche sotto il profilo fiscale.
Alcune misure come il credito d'imposta per le infrastrutture, ad esempio, «non recano tetti massimi alle minori entrate da esse generate e risultano prive di clausole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime». Non solo. Generalmente, prosegue la Corte dei Conti, «nelle relative valutazioni d'impatto, si trascura di considerare l'effetto della singola agevolazione sugli andamenti di settori correlati».

Non meno dure le critiche alla legge di stabilità, che addirittura, accusano i magistrati contabili, «viene svuotata della sua componente fondamentale». Il provvedimento «non realizza la manovra, collocata o anticipata com'è nei decreti legge, ma finisce con lo svolgere un ruolo attuativo di decisioni già prese o meramente distributivo di risorse già raccolte». Inoltre, ha rincara la Corte, la legge manca di «respiro pluriennale» e «l'estrema eterogeneità dei suoi contenuti (articolati - ricordano i magistrati - in 561 commi di un unico articolo) non si pone in linea con le prescrizioni della legge di contabilità, che ne prevede un contenuto snello e di manovra».
Anche in questo caso nelle disposizioni di carattere fiscale, la quantificazione degli oneri «è decisamente da migliorare». Ultima stoccata infine anche alla Tobin tax. Una misura «le cui previsioni di gettito», spiega la Corte gettando ombre sul futuro, «sembrano ottimistiche».
Ma in generale è tutto il modus operandi dei professori che finisce sotto accusa. Nella legislazione degli ultimi tre mesi del 2012, quando il governo tecnico era ancora nella pienezza dei suoi poteri, i magistrati contabili rilevano infatti una serie di «incovenienti», tutt'altro che trascurabili. Innanzitutto il frequente rinvio a provvedimenti secondari di attuazione. Poi, le continue variazioni di leggi anche recenti, «con riflessi sull'attendibilità delle stime circa gli effetti finanziari recati dalle norme». Ma anche l'approvazione di emendamenti privi della relazione tecnica o per i quali la relazione è stata vistata negativamente dal Ministero dell'economia. Infine, di non poco conto considerata anche la delicata fase della finanza pubblica italiana e il pressing europeo, la magistratura contabile imputa al governo «l'utilizzazione a fini di copertura di cespiti, come i proventi dei giochi e le accise sugli idrocarburi, il cui gettito è calante e le cui stime appaiono per conseguenza non affidabili e l'impiego in modo improprio di fondi di tesoreria per coprire oneri di bilancio».

Al di là del giudizio complessivo sull'operato del governo tecnico che emerge dalla Relazione, la severa chiosa della Corte dei Conti costituisce di fatto un allarme sulla ipotesi che il problema dei prossimi mesi non sarà quello di rimodulare le poste fiscali a saldi di bilancio invariati, ma, più probabilmente, quello di recuperare risorse aggiuntive per far tornare i conti. Del resto, il presidente della Corte, Luigi Giampaolino, nel corso dell'audizione sul Def di qualche settimana fa aveva già avanzato perplessità sui minori incassi che potrebbero derivare dal rallentamento dell'economia rispetto alle variazione di gettito teoriche calcolato nelle diverse manovre.
Anche perché, aveva sottolineato Giampaolino, la chiusura dei conti 2012 «segnala scostamenti significativi» e, in particolare, «un netto peggioramento dei saldi di bilancio». La manovra correttiva, in altre parole, potrebbe essere dietro l'angolo.

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