Usura legalizzata? Tassa sulla tassa? La palla, ora, passa all’Europa. Saranno i giudici della Corte di Giustizia Ue ha decidere se i compensi dovuti ad Equitalia per il servizio di riscossione rispettano le norme comunitarie. A chiamare in causa l’organismo di Lussemburgo è stata, con l’ordinanza dello scorso 29 gennaio, la Commissione tributaria provinciale di Latina.
Non è la prima volta che i giudici amministrativi si scagliano contro l’aggio applicato in percentuale dagli esattori sulle somme iscritte a ruolo. Nell’ultimo anno due Ctp, quella di Torino e quella di Roma, hanno sospeso i ricorsi e rinviato gli atti alla Consulta, sostenendo che la mancanza di un limite alla sua commisurazione possa essere in conflitto con il principio di ragionevolezza sancito dalla Costituzione. La III sezione della Commissione di Latina, presieduta dall’avvocato Ettore Falso e composta dai relatori Salvatore Moscarino ed Enzo De Meo, è andata oltre, ritenendo non solo che ci siano gli estremi per coinvolgere la Corte Costituzionale, ma anche quella di Giustizia europea. Valutando il ricorso di un imprenditore a cui sono stati chiesti circa 70mila euro di imposte evase, i giudici tributari hanno infatti ipotizzato che il guadagno sproporzionato previsto per il concessionario della riscossione possa rappresentare un illecito aiuto di Stato. In sostanza, la modalitò di remunerazione prevista per i servizi di Equitalia rappresenterebbe un trattamento di favore rispetto alle altre aziende private che svolgono lo stesso ruolo.
Che la percentuale incassata dagli agenti del fisco sia eccessiva, del resto, è una conclusione a cui sono arrivati non solo i contribuenti strozzati dalle tasse, ma anche i tecnici del governo guidato da Mario Monti. Il governo dei professori, infatti, la scorsa estate ha deciso di diminuire l’aggio dovuto ad Equitalia, sui ruoli emessi dal gennaio 2013, dal 9 all’8%. Non si è trattata, come si potrebbe pensare, di benevolenza nei confronti dei contribuenti, ma di una misura inserita nella spending review per far risparmiare lo Stato.
L’aggio del 9% grava interamente sul debitore solo in caso di morosità. Se, però, il pagamento viene effettuato entro i 60 giorni la quota viene distribuita per il 4,65% a carico del debitore e per il 4,35% a carico dell’ente creditore. Un giochino che nel 2011 è costato alla Pa 220 milioni sul totale dei 670 milioni incassati da Equitalia. Il risparmio stimato nella relazione tecnica del provvedimento, con la diminuzione di un punto percentuale, è valutato in circa 50 milioni.
Nell’attesa del verdetto della Corte di giustizia europea, che ha già preso in esame la pratica, i contribuenti non pensino, comunque, di risparmiare cifre simili. Se l’aggio dal 2013 è sceso all’8%, gli interessi di mora sono invece aumentati, anch’essi di circa un punto percentuale. Dallo scorso primo maggio, sulle somme iscritte a ruolo non pagate nei tempi previsti si pagherà di interessi il 5,22% invece del precedente 4,55%. L’unica differenza è che i soldi non andranno ad Equitalia, ma direttamente all’Agenzia delle Entrate, cioè allo Stato. Per chi deve aprire il portafoglio, ovviamente, la musica non cambia.
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