domenica 26 maggio 2013

Letta vede Alfano e lo gela: niente soldi per la crescita

Mentre i tecnici si arrovellano sulle questioni fiscali e di bilancio, sulla testa di Enrico Letta piomba la prima grana politica del suo mandato. Al termine di una settimana di fuoco, iniziata con l’accusa per Emilio e Adriano Riva di aver fatto sparire nei paradisi fiscali 1,2 miliardi e finita con il maxisequestro di 8,1 miliardi disposto dal Gip di Taranto, ieri si è dimesso in blocco tutto il cda dell’Ilva. La notizia è arrivata dopo il consiglio di ieri mattina a Milano: tre ore di riunione al termine della quale il presidente Bruno Ferrante, l’ad Enrico Bondi e il consigliere Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni a partire dal 5 giugno, giorno in cui è stata convocata l’assemblea.

 L’Ilva rischia ora di trasformarsi in una vera e propria bomba sociale: in ballo ci sono 24mila posti di lavoro diretti, 40mila con l’indotto. L’azienda conferma che la situazione «è grave». E il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha convocato già per domani a Roma Enrico Bondi e nei prossimi giorni coinvolgerà i sindacati, accogliendo l’appello di Nichi Vendola (ci sarà anche lui all’incontro) al premier Enrico Letta. «Le notizie di queste ore creano un clima di paura e di tensione sociale», ha detto il governatore della Puglia, «occorre una forte iniziativa del governo».
Nel frattempo il premier è alle prese con la difficile situazione dei conti pubblici. I riflettori sono tutti puntati su mercoledì prossimo, quando è attesa la chiusura della procedura di infrazione per deficit.

In vista dell’appuntamento Letta ha scritto al presidente Ue, Herman Van Rompuy, spiegando che l’Italia ha risanato i bilanci ed ora ha bisogno dell’appoggio dell’Europa per trovare le risorse necessarie ad affrontare l'emergenza lavoro e a sbloccare la crescita. E, ha scritto il premier, se l’Ue «non è capace di intervenire per risolvere la disoccupazione, finirà per alimentare sentimenti di frustrazione e risentimento» facendo crescere «movimenti populisti ed antieuropei».
Sul fronte interno Letta ha convocato un vertice straordinario a Palazzo Chigi con il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Nel corso dell’incontro si è fatto il punto sulle possibilità che potrebbero aprirsi  con l’allentamento dei vincoli europei. Ma, secondo fonti di governo, il premier avrebbe anche preso atto che non ci sono «miracolose disponibilità». Tanto che, se il bilancio non consentisse di realizzare tutti i provvedimenti annunciati, il governo dovra «decidere a quali misure dare la priorità». La sensazione è che molti interventi, a partire probabilmente dal taglio delle tasse, potrebbero slittare al 2014.

© Libero