Dodici miliardi per il lavoro? «La vedo difficile». Così, senza troppi fronzoli, Enrico Giovannini ha gelato le speranze di chi nei giorni scorsi, anche con lo zampino di alcune ottmistiche indiscrezioni di stampa, aveva pensato che i primi interventi concreti del governo fossero dietro l’angolo. L’incontro di ieri con la parti sociali, come del resto era previsto, è stato solo il primo passo di un percorso che si prennuncia tutt’altro che rapido. «Il governo considera una priorità» la lotta alla disoccupazione, ha detto il ministro del Lavoro, ma le risorse ancora non ci sono. «Stiamo lavorando su ipotesi costose e meno: sulla base delle compatibilità economiche si lavorerà su quelle più efficaci», ha detto Giovannini, che ha comunque assicurato che è in corso una serie di analisi molto dettagliata sulle risorse e sui fondi disponibili.
Per ora, però, non si va al di là delle dichiarazioni d’intenti e delle promesse. Molte delle quali concentrate ancora una volta sul prossimo Consiglio Ue, ormai diventato una sorta di chimera. «Un incontro estremamente proficuo», ha detto Giovannini, spiegando che è «il primo di una serie che coinvolgerà anche gli altri soggetti» con l’obiettivo di «arrivare a giugno con un piano che abbia azioni a breve e medio termine» e dunque con «una definizione complessiva» delle misure. «Stiamo lavorando su un menù, un pacchetto ampio», ha aggiunto. «Proseguiremo il confronto nelle prossime settimane». Sui contenuti dell’incontro a cui hanno partecipato rappresentanti dei sindacati e delle imprese non ci sono molte novità. «Fondamentalmente», ha detto Giovannini, «abbiamo un cantiere aperto piuttosto complesso su tanti fronti, principalmente quello della definizione di un intervento urgente sull’occupazione giovanile e sulla manutenzione della legge fornero, come previsto dalla stessa legge».
Se per la prima fase la scadenza è rappresentata dal Consiglio europeo, per vedere qualcosa di più concreto bisognerà probabilmente aspettare più a lungo. «Il tempo non è una variabile indipendente», ha assicurato il ministro, «anzi i prossimi mesi saranno decisivi». L’appuntamento è, però, fissato per settembre. «Se per allora imprese e lavoratori non avranno segnali d’inversione mi preoccupa molto l’autunno», ha ammesso fuori dai denti Giovannini.
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