venerdì 31 maggio 2013

Fiat lascerà l'Italia. Parola di Elkann

Avanti tutta sulla fusione con Chrysler, piena fiducia a Sergio Marchionne e addio all'Italia di Fiat Industrial. Nessun ripensamento, nessun cambio di rotta. Intervenendo all'assemblea di Exor il presidente e ad John Elkann (che ricopre lo stesso incarico in Fiat) ha confermato tutti gli obiettivi del gruppo. Primo fra tutto quelli americano: «È molto prematuro dire oggi come avverrà e di cosa c'è bisogno. Ciò che è sicuro è che da parte di Exor c'è l'assoluta convinzione che bisogna andare avanti e che Fiat e Chrysler devono avere un futuro insieme». 

 E nessun ostacolo si intravede sulla fusione Industrial-Cnh, che è «la più importante operazione del 2012» e dovrebbe nascere «tra il 4 luglio e il primo settembre». Quanto al dove, Elkann ha confermato che la nuova società lascerà l'Italia. «Le decisioni sulle sedi giuridiche e legali» di Fiat Industrial, ha detto, «sono dettate dalla convenienza. Le cose simboliche per noi hanno un valore molto basso, ciò che conta è la sostanza. L'Italia e chi lavora negli stabilimenti italiani avranno grandi opportunità dal nuovo gruppo».
E ancora: «Sedi più piccole danno più possibilità di strutturare l'aspetto societario, ma le attività in Italia non solo esisteranno e rimarranno, ma aumenteranno le potenzialità. Quello che produciamo qui e i lavoratori degli stabilimenti italiani hanno una grande opportunità dall'espansione nel mondo. Quello che conta è avere costituito una grande società globale e di avere dato a chi ci lavora, tra cui una forte componente è italiana, molte possibilità di crescere».

Quanto a Fiat-Chrysler Elkann ha spiegato che «ogni giorno che passa le due società sono più vicine». Tempi e modalità, però, «sono tutti aspetti che non abbiamo definito, è prematuro dare indicazioni». I riflettori, comunque, sono tutti puntati sulla decisione della Corte del Delaware che a fine luglio dovrà stabilire il valore del 3,3% di Chrysler detenuto dal fondo Veba. Da lì si capirà se l'intero pacchetto del 41,5% (sempre in mano al fondo del sindacato metalmeccanico Usa) ha un valore che si avvicina più a 4,3 miliardi o ad 1,8 miliardi, che è la cifra che si avrebbe se i giudici dovessero valutare congrua l'offerta del Lingotto di 140 milioni (Veba ne vorrebbe 342) per esercitare l'opzione sul 3,3% . «Oggi è importante arrivare al verdetto», ha detto Elkann, aggiugendo, però, che non «si esclude che si possa fare un accordo prima». Anche se la Fiat resta «covinta delle sue ragioni». Anche su questo fronte la probabilità che il gruppo lasci l'Italia è più che concreta. Elkann, per ora, mette le mani avanti. «Per quanto riguarda sedi legali, fiscali e quotazione sono tutti aspetti tecnici che devono essere visti nel momento in cui le operazioni si fanno per dare il migliore quadro alla società». 

Sul futuro di Sergio Marchionne, che alcuni danno in uscita dopo la fusione, Elkann ha assicurato che il manager resterà ancora a lungo nel gruppo. «C'è questa data del 2015 perché per quella data Marchionne spera che le cose saranno completate, ma c'è sempre molto da fare e sono convinto, anche per aver parlato con lui, che sarà con noi ancora per tanti anni a venire».
E oggi l'ad del Lingotto incontrerà il nuovo ministro dello Sviluppo. Vertice su cui Elkann è ottimista. «Con Zanonato», ha detto, «si parlerà della presenza oggi in Italia che è importante e soprattutto di quanto questa presenza sia potenziata dalla dimensione mondiale del gruppo».

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