venerdì 1 marzo 2013

Monti in fuga dalla Germania. Si gioca 400mila euro invece di investire in Btp


Ha passato l’ultimo anno a convincere Mario Draghi a fare incetta di titoli di Stato italiani con i soldi della Bce, ma lui si è ben guardato dallo scommettere sulle nostre obbligazioni. Mentre lo spread saliva alle stelle e la speculazione mondiale giocava al ribasso sui Btp, Mario Monti affidava i suoi oltre 10 milioni di patrimonio alle banche. Soprattutto straniere.

 Nel 2011, secondo i dati forniti dallo stesso premier uscente sul sito del governo, 5,3 milioni sono stati investiti nella ex banca di Corrado Passera, Intesa Sanpaolo, tra fondi comuni, Etf e liquidità. Ma altri 4,6 risultano affidati alle cure di Bnp Paribas, mentre ulteriori 1,3 milioni, cointestati con la moglie Elsa Antonioli, sono depositati presso una gestione patrimoniale di Deutsche Bank. E’ proprio su quest’ultimi che ieri, in occasione della pubblicazione dei redditi dei parlamentari, si è creato un piccolo giallo. In una dichiarazione aggiuntiva stilata di suo pugno Monti specifica infatti che al 31-12-2012 rispetto all’anno precedente la gestione patrimoniale della banca tedesca ha un saldo di -401.600 euro. Perdite? Minusvalenze? La prima impressione è che si tratti di un rosso clamoroso. Il dubbio è legittimo, tanto che qualche ora dopo il Professore sente il bisogno di tornare sulla questione precisando in una nota ufficiale che «la diminuzione del saldo non è dovuta a perdite di gestione, bensì a disinvestimenti effettuati nel periodo».

In effetti, andando a guardare l’andamento 2012 delle gestioni patrimoniali di Deutsche Bank si vede chiaramente che tutti i comparti, da quello più conservativo a quello più aggressivo, hanno chiuso l’anno con rendimenti che vanno dal 4,14% al 16,39%, tutti al di sopra del benchmark di mercato. Ma allora, perché togliere i soldi da Deutsche Bank? E, soprattutto, perché sottolinearlo con una dichiarazione aggiuntiva e non richiesta? A pensare male si fa peccato, ma considerato l’esito elettorale, il tentativo di Monti di rientrare in partita e le recenti polemiche sul suo legame con la cancelliera tedesca Angela Merkel, qualche sospetto viene.
Certo, Deutsche Bank, come dimostra anche la visita ufficiale dello scorso giugno a Palazzo Chigi del neo ad della banca Juergen Fitschen e del presidente del Consiglio di gestione di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, è uno degli istituti più presenti nelle aste di titoli di Stato. Ma i rapporti con Berlino e con il credito tedesco nell’ultimo anno non sono stati proprio idilliaci. Il caso, inoltre, ha voluto che la dichiarazione di fuga del professore sia arrivata proprio nel giorno dell’emissione dei Monti Bond per salvare Mps. La stessa banca che nel 2008 fu foraggiata da Deutsche Bank con un prestito di 1,5 miliardi nell’ambito dell’operazione Santorini ora, tra le altre, al vaglio dei magistrati. Visto il precedente dell’Imu, Monti ha forse pensato di evitare scomode equivalenze tra i soldi ad Mps e il suo investimento nell’istituto tedesco.

Resta il fatto che Monti, che con i suoi 1,09 milioni di reddito è il secondo senatore più ricco e il settimo nella classifica di governo, è uno dei pochi ministri a non aver investito in titoli di Stato. Il record spetta a Piero Gnudi con 1,2 milini di Ctz. Ma anche gli altri hanno fatto la loro parte. Enzo Moavero Milanesi ha 100mila euro in titoli di Stato, Piero Giarda 51mila. Andrea Riccardi ha 36mila euro di Btp, mentre tra Bot e Btp Giampaolo Di Paola arriva complessivamente a 150mila euro. Anche Lorenzo Ornaghi ha nel suo portafoglio 145mila euro di Btp. L’investimento, d’altra parte, non era e non è a fondo perduto. Anzi, i guadagni nel 2012 tengono bene il passo con quelli ottenuti dalle gestioni patrimoniali (che anche qui chiaramente hanno investito). Basti pensare che il rendimento medio dei titoli di Stato nello scorso anno è stato del 3,11%. Con picchi del 5,65% per il tasso di interesse medio sui Btp a dieci anni e livelli appena al di sotto del 2% per i Bot, che però avrebbero garantito plusvalenze in un arco temporale massimo di 12 mesi.

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