mercoledì 27 marzo 2013

Banche italiane promosse dall'Fmi, ma la Borsa teme il modello Cipro

Il piano di salvataggio di Cipro non è affatto «un modello». Contro la sortita del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ieri sono scese in campo sia la Commissione europea che la Bce. «Non bisogna dire che è un modello perfetto o che potrebbe essere riutilizzato in futuro», ha detto la portavoce del commissario al Mercato interno Michel Barnier, «perché non dovremmo ritrovarci in circostanze simili con il nostro sistema d’unione bancaria integrata».

 Più duro il membro francese del board della Bce, Benoit Coeuré, secondo il quale «Dijsselbloem ha avuto torto a dire quel che ha detto perché a Cipro la situazione ha raggiunto una ampiezza che non è paragonabile ad alcun altro paese». Netta anche la posizione del presidente francese, Francois Holland, che ieri, durante una conferenza stampa congiunta con il premier spagnolo Mariano Rajoy, ha ribadito con forza che Cipro è un caso «unico ed eccezionale» e che la garanzia dei depositi bancari nell’Unione europea «deve essere un principio assoluto, irrevocabile». Eppure, malgrado le critiche, la logica del modello Cipro sembra farsi strada sotto traccia anche nelle istituzioni comunitarie. Secondo Gunnar Hokmark, autorevole europarlamentare svedese il modello adottato a Cipro, ovvero chiedere ai titolari dei depositi oltre i 100mila euro di farsi carico delle perdite della banche in difficoltà, dovrà diventare il modello a cui far riferimento per una nuova legislazione europea. «Dobbiamo essere in grado», ha spiegato Hokmark citando una prima bozza che sarebbe già stata messa a punto dalla Bce, «di fare il bail in anche per i depositi. Quelli sotto i 100mila euro sono protetti, quelli sopra 100 mila non sono protetti e dovranno essere trattati come parte del capitale e coinvolti in caso di fallimento».

Idee e proposte che non piacciono molto ai mercati, soprattutto quelli dei Paesi in maggiore affanno come il nostro. A poco è servita la sostanziale promozione arrivata ieri dal Fondo monetario internazionale, secondo cui le banche italiane sono «ben capitalizzate» e l’intero sistema finanziario ha mostrato una «notevole resistenza» di fronte «alla prolungata recessione interna e alla crisi in Europa». I titoli del comparto sono stati ugualmente bombardati dalle vendite, trascinando giù il listino. Piazza Affari non è riuscita a rimbalzare dopo il crollo di lunedì e ha chiuso la seduta in calo dello 0,95%. Peggio hanno fatto solo Madrid e Lisbona, mentre Parigi, Londra e Francoforte sono rimaste tutte sopra la parità.

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