Se nelle prossime settimane i partiti non troveranno un’intesa in grado di garantire la nascita di un nuovo esecutivo che affronti da subito alcune priorità di carattere economico-fiscale, il costo per le famiglie e le imprese sarà, per l’anno in corso, di almeno 23 miliardi di euro. Il tutto senza contare l’impatto su spread e conti pubblici del declassamento arrivato due giorni fa da Fitch.
A calcolare i costi del «non fare» ci ha pensato la Cgia di Mestre, che ha verificato voce per voce le conseguenze del mancato rispetto di impegni presi dal precedente governo e promesse elettorali più o meno condivise da tutti gli schieramenti. Punto primo: Iva. Se non si riuscirà ad evitare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto dal 21 al 22% previsto dal primo luglio, i consumatori subiranno un aggravio fiscale per l’anno in corso pari a 2 miliardi di euro (su base annua sono 4 miliardi). Poi tocca alla Tares. Se nessuno metterà mano alla riforma della nuova imposta sui rifiuti, sempre da luglio le famiglie e le imprese pagheranno 2 miliardi di balzelli in più rispetto al 2012.
Si arriva così ai debiti della Pa. Su uno stock di 80/90 miliardi di mancati pagamenti da parte dello Stato nei confronti delle imprese private, l’impegno assunto per il 2013 è di sbloccarne almeno 10. Inoltre, se non si ridurrà ulteriormente l’Irap e il costo del lavoro le imprese ed i lavoratori non gioveranno di un necessario sconto fiscale pari ad un importo stimabile in 5,5 miliardi. La situazione più critica per le famiglie è, però, quella che esploderà a metà giugno, quando è previsto il pagamento della prima rata dell’Imu, che toglierà dalle tasche degli italiani la metà dei 4 miliardi di tassazione complessivi. Tra giugno e luglio, inoltre, accanto ad aumento dell’Iva e prima maxi rata della Tares è prevista anche l’autoliquidazione Irpef che, tra il saldo 2012 e l’acconto 2013 costerà ai contribuenti italiani 8,5 miliardi di euro circa.
«Se si tiene conto che i livelli di credito erogati alle famiglie e alle imprese sono quasi sicuramente destinate a diminuire ancora», profetizza il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, è probabile che da questa situazione se ne avvantaggeranno solo gli usurai».
Ad appesantire un altro po’ il fronte del credito ci penserà il recente downgrade di Fitch.
Il ministro dell’Economia ieri ha cercato di usare parole rassicuranti. A Cernobbio, per il consueto Workshop Ambrosetti di primavera, Vittorio Grilli si è detto «fiducioso» nel «buon andamento» delle aste dei titoli di Stato previsti per martedì e mercoledì, quando saranno offerti rispettivamente 7,5 miliardi di Bot annuali e 7 miliardi di Btp.
Il titolare uscente di Via XX Settembre ha assicurato che «il Tesoro cercherà di fare di tutto per mettere in sicurezza» il Paese, ma ha anche aggiunto di aspettarsi che, «nei prossimi giorni, ci sia chiarezza sulle scelte di governo». Grilli ha spiegato che sull’Italia pesa «il clima di incertezza politica in un momento così complesso dal punto di vista economico». Ma il Paese, ha proseguito, «sarà in grado di prendere misure in termini politici in breve tempo». In tal senso, secondo Grilli, «le risposte che i mercati si aspettano sono la prosecuzione e l’accelerazione delle riforme strutturali».
Resta il fatto, come ha spiegato il presidente dell’Enel, Paolo Andrea Colombo, che il declassamento di Fithc avrà «impatti su tutto il sistema economico italiano», con il più che probabile taglio del rating per molte società sottoposte al giudizio dell'agenzia americana. Il che significa costo del debito più alto per tutti.
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