mercoledì 27 marzo 2013

Follia grillina: non paghiamo i debiti alle aziende

«Una porcata». È questo il giudizio dei grillini sul tentativo del governo di risolvere il nodo dei debiti della Pa che sta soffocando il sistema produttivo. Dopo un anno di chiacchiere e annunci sembrava che la Commissione Ue avesse finalmente aperto lo spiraglio decisivo per sbloccare almeno una parte dei circa 70 miliardi che devono essere restiuiti alle imprese. Ora, però, a mettersi di traverso è la truppa di neoparlamentari guidata da Beppe Grillo.

«Un decreto fatto in fretta e furia nelle segrete stanze come è solita fare la politica per una porcata di fine legislatura», ha tuonato la capogruppo del M5S alla Camera, Roberta Lombardi, convinta che il governo stia preparanndo l’ennesimo regalo alle banche sacrificando allo stesso tempo tutti i margini di manovra per gli investimenti pubblici destinati alla crescita. Nel mirino, in particolare, il passaggio della relazione del ministero dell’Economia, Vittorio Grilli, in cui si afferma che «una parte dei pagamenti alle imprese confluirà immediatamente al sistema creditizio». In realtà, la frase si riferisce ai crediti già ceduti (pro solvendo o pro soluto) alle banche attraverso la certificazione prevista dal governo. Operazione che, come tutti sanno, è stata fallimentare, con circa 300 certificazioni effettuate e, secondo quanto calcolato dalla Cgia, qualcosa come 3 milioni di euro anticipati alle imprese sullo stock di 70 miliardi.

Poco più di una goccia nel mare, sufficiente, però, a convincere i grillini ad alzare le barricate. La prima mossa, come ha annunciato il capogruppo al Senato, Vito Crimi, è una risoluzione per chiedere che «tutto l’ammontare venga destinato alle imprese», perché le «banche possono attendere». L’altro intervento è di tipo procedurale. I grillini ritengono che la commissione speciale istituita dal Parlamento per approvare la nota di variazione di bilancio non sia adatta ad esaminare il merito del decreto, per il quale servirebbero, invece, le commissioni ordinarie. A nulla sono servite le rassicurazioni del presidente del Senato, Piero Grasso, che ha ricordato a Crimi che la commissione votata «all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo» non avrà «tempi contingentati» e avrà a disposizione anche «le ore notturne» per fare «tutti gli approfondimenti ritenuti necessari».

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