giovedì 7 marzo 2013

Declino Italia: rinunciamo pure alla carne

I consumi tornano ai livelli del 2004 e la carne sparisce dalle tavole. La crisi continua drammaticamente a spostare indietro le lancette dell’orologio. Non siamo, purtroppo, più giovani, ma semplicemente più poveri. Dopo la raffica di cali degli ultimi mesi, a gennaio l’osservatorio di Confcommercio ha registrato una diminuzione degli acquisti del 2,4% rispetto al 2012 e dello 0,9% rispetto a dicembre.

«In termini di media mobile a tre mesi», spiegano dall’ufficio studi, «l’indicatore, corretto dai fattori stagionali riporta i consumi sui livelli di fine 2004». Il calo ha riguardato tutte le voci di spesa. Su base annua a soffrire di più sono stati i consumi per beni e servizi per la mobilità, in pratica auto e trasporti, la cui domanda a gennaio 2013 ha accusato un calo a due cifre (-10,1%). Una riduzione consistente (-3,9%) ha riguardato anche gli alimentari, le bevande e i tabacchi oltre che l’abbigliamento e le calzature, tutti segmenti che dal 2010 scontano un ridimensionamento costante. In controtendenza a gennaio sono stati invece i beni e servizi per le comunicazioni, con un aumento del 5,7% delle quantità acquistate dalle famiglie.

Rispetto a dicembre la contrazione più accentuata (-0,8%) è quella dell’alimentare, a segnalare, dice Confcommercio, «come il permanere della crisi, che ha già modificato le abitudini di acquisto delle famiglie anche in termini di rapporto qualità/prezzo, stia comportando una riduzione generalizzata della domanda».
Una conferma inquietante dell’impatto della crisi sulle abitudini degli italiani arriva anche dalle associazioni degli agricoltori. Secondo la Coldiretti nel 2013 gli italiani non solo stanno progressivamente eliminando la carne dalla tavola, come emerge dal taglio del 7% nelle macellazioni di carne bovina, ma stanno anche perdendo il «vizio» di fare un pasto completo. Un italiano su tre dichiara infatti che a pranzo consuma solo un piatto di pasta, mentre solo il 18% dice di fare quotidianamente un pranzo con primo, secondo e contorno. A registrare il crollo della spesa alimentare ci ha pensato la Confederazione italiana agricoltori (Cia), rivelando che dal 2008 ad oggi gli italiani hanno ridotto il budget complessivo dedicato al cibo di oltre 12 miliardi di euro. Dall’indagine della Cia emerge che due famiglie su tre riescono ad arrivare a fine mese solo con una feroce cura dimagrante. Non è un caso che tra il 2011 e il 2012 sia raddoppiata (dal 6,7 al 12,3%) la quota di chi non può più permettersi di mangiare carne o pesce, di qualsiasi tipo, ogni due giorni.

E il peggio deve ancora venire. Gli esperti di Confcommercio sono infatti convinti che i consumi caleranno ancora: «Le prime informazioni congiunturali relative all’inizio del 2013 mostrano con una certa chiarezza che non si può escludere un ulteriore peggioramento, confermando l’impressione che anche il 2013 sarà un anno particolarmente difficile». Ne sono convinte le associazioni dei consumatori, che prevedono una contrazione della spesa da qui a dicembre di un altro 1,4%. Complessivamente, spiegano Federconsumatori e Adusbef, che parlano di una «vera e propria catastrofe» e ricordano che il potere d’acquisto delle famiglie è calato dal 2008 del 14,1%, il biennio 2012-2013 potrebbe chiudersi con un crollo record dei consumi del 6,1%.
Non stupiscono, in questo scenario, le rilevazioni effettuate dai ricercatori dell’università Link Campus, secondo cui nel 2012 sono state ben 89 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita. Praticamente una media di 8 suicidi al mese. Altri 48 hanno tentato per gli stessi motivi di togliersi la vita, fortunatamente senza riuscirci.

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