giovedì 29 novembre 2012

Altro miracolo di Draghi: Bot sotto l'1%. E i Prof ringraziano

Alla fine, com'era prevedibile, a fare la differenza saranno le mosse di Mario Draghi. I dati diffusi martedì dall'Ocse hanno certificato per l'ennesima volta che l'Italia si è avvitata in una spirale depressiva da cui, forse, potrà iniziare ad uscire nel 2014. Il che, tradotto in indicatori macroecnomici, significa Pil a picco dell'1% nel 2013 rispetto al -0,2% stimato dal governo nella nota di aggiornamento al Def presentata a settembre. Uno scostamento che mette a rischio tutto l'impianto costruito da Vittorio Grilli e Mario Monti per acciuffare il pareggio di bilancio strutturale alla fine del prossimo anno.

Malgrado la sicurezza con cui il governo continua a negare la necessità di un'ulteriore manovra correttiva, appare ormai chiaro che la tenuta dei conti pubblici e la possibilità per i prof di lasciare Palazzo Chigi fingendo che il risanamento sia stato ottenuto è appesa alla spesa degli interessi sul debito. È quella l'unica voce del bilancio pubblico che, a prescindere dall'andamento dell'economia e dagli effetti dei provvedimenti messi in campo da Monti, potrebbe nei prossimi mesi migliorare. Il bazooka sfoderato da Draghi dopo l'estate (con la promessa di interventi massicci della Bce nei confronti dei Paesi in eccessiva difficoltà con lo spread) ha infatti innescato una dinamica positiva, e inaspettata, che permetterà al governo di ricalcolare le percentuali del 5,6% e del 6% del pil (rispetto al 5,5% del 2012) prudentemente previste nel 2013 e nel 2014 per il costo degli interessi. E di far, quindi, tornare i conti complessivi di finanza pubblica.

I segnali che arrivano in questi giorni sono inequivocabili. Malgrado il caos politico e le previsioni catastrofiche sull'andamento dell'economia i rendimenti dei titoli di Stato continuano a scendere.
Ieri il Tesoro ha venduto in asta tutti i 7,5 miliardi di Bot a sei mesi con tassi ai minimi da aprile 2010 sotto la soglia dell'1%. Il rendimento medio del titolo semestrale è sceso allo 0,919% dall'1,347% del mese scorso. La domanda è stata pari a 1,65 volte l'importo offerto contro il precedente 1,52.
Ma il dato più significativo è quello che riguarda i titoli decennali. Lo spread Btp-Bund ha infatti chiuso a 322 punti base, ai minimi dal 25 ottobre, con il rendimento del Btp a 10 anni in calo al 4,59% per la prima volta dal febbraio 2011. Mentre il Btp quinquennale ha chiuso a circa il 3,29% contro il 3,80% dell'asta di fine ottobre: a tali livelli siamo sui minimi da novembre 2010.

Un'altra conferma del regalo di Draghi a Monti dovrebbe arrivare oggi, quando il Tesoro metterà all'asta circa 6 miliardi di Btp a cinque e dieci anni. Gli esperti di Unicredit ipotizzano una possibile discesa del costo del finanziamento di 40 punti base sul titolo quinquennale e di 30 sul decennale rispetto alle ultime aste, ricordando che da inizio anno il costo di finanziamento medio per l'Italia, sul tratto medio-lungo, si attesta al 4,45%.
Una mano considerevole al governo tecnico, sempre con lo zampino dell'Eurotower (le ben note aste di liquidità), è arrivata dagli istituti di credito, che hanno chiuso i rubinetti per le imprese, ma hanno continuato a finanziare abbondantemente lo Stato. A ottobre, secondo i dati diffusi ieri dalla Bce, a fronte di una contrazione complessiva europea dello 0,7% del credito al settore privato, le banche italiane hanno acquistato 10,5 miliardi di titoli di Stato.

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