Se è vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno, il soccorso di Goldman Sachs a Mario Monti non poteva mancare. A pochi mesi dalle elezioni la potente banca d’affari americana, che ieri ha aggiornato il suo già fitto scacchiere con la nomina di Mark Carney (13 annni in Goldman prima di approdare alla Banca centrale del Canada) alla guida della Banca centrale d’Inghilterra, ha messo in circolazione un report che definire generoso non è azzardato.
In uno scenario ottimistico per l’intera Europa, scaturito principalmente dalle iniziative del presidente della Bce, Mario Draghi, manco a dirlo un altro Goldman Boy, gli esperti della banca di Wall Street, non escludono che l’Italia possa rivelarsi la «sorpresa» del prossimo anno. Certo, nel report si ammette che il Paese ha «toccato il fondo» in termini di crescita e che, quindi, la ripartenza sia in qualche modo inevitabile. Ma l’analisi dei superesperti di finanza va oltre la previsione di un semplice percorso obbligato.
Per l’Italia sembra a portata di mano un possibile inaspettato rimbalzo dell’economia, che porta la banca d’affari ad accostare addirittura il nostro listino azionario a quello dei mercati più interessanti del momento, come Cina, Russia e Brasile. Previsione che non può essere presa troppo sottogamba, considerata che a sottoscriverla è il presidente di Godman Sachs Asset Management, Jim O’Neill, proprio l’economista a cui si deve l’invenzione dell’acronimo Bric per indicare i Paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina).
I rischi collegati allo scenario nella periferia della zona euro, ovviamente, restano. Ed è qui che si innesta il secondo aiutino al nostro presidente del Consiglio, che di Goldman è stato international advisor di Goldman tra il 2005 e il 2011. Tra le criticità indicate dalla banca d’affari compare in prima fila quello relativo all’implementazione delle riforme strutturali decise a livello centrale. L’Italia, si legge nel report, resta l’unico Paese nella regione dell’Europa del Sud dove il costo del lavoro relativo non è calato. In questo contesto, il pacchetto lavoro messo a punto dal Governo tecnico (da ultimo con l’accordo sulla produttività) diventa un elemento chiave per il riavvio del motore economico, considerato che altri paesi della regione hanno già investito sulla competitività. Lasciare il lavoro a metà, suggeriscono dunque gli esperti di Goldman, potrebbe mettere a rischio una sorpresa a cui, a dire il vero, non credono in molti.
Al di là degli organismi internazionali (Commissione Ue, Banca mondiale e Ocse), tutti molto cauti nel definire il futuro dell’Italia, anche il giudizio di una banca d’affari autorevole come Morgan Stanley non sembra alimenta molte speranze. In un rapporto dedicato all’eurozona, gli analisti parlano addirittura di un «political cliff» che appesantirà uno scenario economico dove la mini ripresa dello 0,5% del pil non è prevista prima del 2014.
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