domenica 11 novembre 2012

Per pagare le tasse spendiamo 9 miliardi

In barba alle semplificazioni. gli adempimenti fiscali aumentano. E non si tratta solo di una scocciatura. Pagare le tasse, infatti, costa. E anche caro. Ne sanno qualcosa le piccole e medie imprese, che ogni anno devono sborsare circa 3 miliardi solo per sbrigare le pratiche fiscali. Lo ha calcolato ieri la Cgia di Mestre, rivelando che gli obblighi fiscali annui per le imprese sono arrivati a 134, con un aumento di oltre un terzo negli ultimi 10 anni. Solo a gennaio di quest’anno si sono addensate 14 scadenze di pagamento, ha spiegato il presidente dell’associazione, Giuseppe Bortolussi, mentre a febbraio è stato toccato il record di 15.

Oltre ai costi diretti, la parcella dei commercialisti, l’acquisto del software, lo stipendio agli esperti di contabili, ci sono anche quelli derivanti dalla perdita di tempo. Il mestiere di onesto contribuente, ha rivelato ieri Confcommercio citando i dati della Banca mondiale, sottrae 36 giorni lavorativi all’anno per ogni impresa. Si tratta del 76% in più della media Ue e del 46% in più dei Paesi Ocse. Con un costo complessivo per le imprese stimato dal rapporto della World Bank Doing Business in 2,8 miliardi di euro l’anno, solo per il tempo perso.
Se le imprese soffrono, i cittadini non se la passano davvero meglio. I costi del fisco, infatti, colpiscono tutti. Tanto per avere un’idea, per far avere all’Agenzia delle entrate il suo bel modello 730 o Unico il contribuente si deve caricare, secondo quanto calcolato dagli esperti del Sole 24 Ore, un esborso di 460 euro. Così come si pagano 30 euro in media i versamenti col modello F24, che tutti ormai conoscono molto bene per via dell’Imu. Più alto, 133 euro, il costo per gli adempimenti in seguito a comunicazioni di irregolarità. Così come si pagano 94 euro, sempre in media, per presentare le richieste di rimborso di alcuni tipi di imposte. Carissima, infine, è la dichiarazione di successione, per cui il cittadino puà arrivare a spendere anche 470 euro. Il complesso dei costi diretti, in parcelle, fax, contributi al Caf, buste da lettera, benzina e via dicendo, fa salire il conto complessivo per imprese e cittadini a circa 5 miliardi. Spese aggiuntive alle stesse tasse, dovute per la maggior parte ad una eccessiva complicazione o al fatto che il privato deve sobbarcarsi compiti che spettrebbero allo Stato. E non è finita. Se infatti aggiungiamo anche il tempo perso, che costa alle aziende, ma anche ai cittadini, l’onere degli adempimenti amministrativi schizza vertiginosamente, fino a sfiorare i 9 miliardi. È una cifra che non finisce nelle casse dello Stato, e quindi non viene mai calcolata nelle statistiche ufficiali sul gettito fiscale. Ma che esce sempre e comunque dalle nostre tasche.


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