sabato 24 novembre 2012

Altro fallimento: niente intesa sul bilancio Ue

Per Mario Monti, che nei giorni scorsi aveva alzato la voce e ieri si è quasi vantato di aver fatto saltare il tavolo, «non aver raggiunto l’accordo non pregiudica nulla». Per il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, «non arrivare a un accordo nei tempi previsti avrebbe costi enormi in termini politici, economici e sociali».

Sta di fatto che a tre giorni dal vertice sulla gestione del debito greco, l’Europa colleziona un altro fallimento. Il summit straordinario di Bruxelles dedicato al bilancio 2014-2020 si è infatti chiuso con un rinvio. Esito che molti ritengono più positivo di una rottura, ma che nella sostanza certifica per l’ennesima volta la frammentazione politica dell’Europa.

I riflettori sono tutti puntati su James Cameron, indicato come il principale responsabile della mancata intesa. Diversa, però, la versione del primo ministro britannico, che dopo aver definito Bruxelles «un universo parallelo», ha spiegato che insieme alla Gran Bretagna hanno detto no alla bozza messa a punto dal presidente del consiglio europeo Van Rompuy anche Germania, Svezia, Danimarca, Finlandia e Olanda. Non solo. Cameron ha anche puntato il dito sulla casta europea, che vuole tagliare tutto, tranne i suoi privilegi. Sulla voce amministrazione secondo i calcoli del premier britannico, il quale si tiene comunque ben stretto lo sconto sui contributi ottenuto ai tempi della Thatcher, si potrebbero risparmiare almeno 3 miliardi di euro. Invece, ha tuonato, «non ci è stato offerto nemmeno un singolo euro di risparmi sotto questa voce. E’ un insulto ai contribuenti britannici ed europei».

La seconda proposta presentata da Van Rompuy preveda tagli per la Pac ridotti di 7,7 miliardi rispetto ai 25,5 previsti, quelli per la coesione da 29,5 a 18,5, con aumenti invece dei fondi relativi al capitolo Connecting Europe (fino a cinque miliardi), alla competività (8 iliardi), alla giustizia ed agli affari interni (1,6) e al servizio di azione esterna (5,5). Alla fine, la sforbiciata complessiva si attestava sempre a 80 miliardi (su 1.091), come proposto dalla Commissione Ue. Difficile ricostruire tutti i passaggi del disaccordo. Ma al di là delle schermaglie sui singoli capitoli, sembra che a monopolizzare il vertice, ancora una volta, sia stato il duello tra Francois Holland e Angela Merkel. La Francia si è infatti trovata isolata nella sua difesa a oltranza della politica agricola comune (punto su cui ha insistito molto anche Monti), per la quale reclama un ulteriore recupero di risorse per 10 miliardi di euro oltre agli 8,8 già previsti dall’ultima bozza Van Rompuy. In questo contesto l’Italia è riuscita a limitare i danni sul fronte dei minori aiuti all’agricoltura rispetto al taglio iniziale di 4,5 miliardi ed anche su quello dei fondi destinati al Mezzogiorno, dove ha recuperato circa un miliardo. Tutte cifre che dovranno però essere confermate in sede di accordo finale. E che, comunque, ancora non piacciono al presidente del Consiglio. Per quanto riguarda «l’agricoltura, la proposta rivista non ci soddisfa anche per l’allocazione dei tagli delle risorse. E tra i vari punti di insoddisfazione, nel corso della riunione, ho sottolineato in particolare questo», ha spiegato Monti.

«C’è la possibilità di trovare un’intesa a inizio 2013», ha detto Van Rompuy al termine del vertice. Il nuovo vertice europeo sul bilancio 2014-2020, dopo il mancato accordo di ieri, potrebbe tenersi a fine gennaio. È quanto ipotizzano alcune fonti diplomatiche, secondo cui il vertice si aggiungerebbe ai quattro già previsti dalla prossima presidenza irlandese di turno, il primo dei quali in calendario il 7 e 8 febbraio. Intanto dalla prossima settimana Van Rompuy riprenderà le consultazioni e gli incontri bilaterali, con l'obiettivo di preparare una nuova proposta. Secondo le fonti, i primi appuntamenti saranno con i ministri per gli Affari europei dei Paesi che hanno espresso le maggiori riserve. L’intesa tra il gruppo di Paesi integralisti del rigore guidato da Londra e sostenuto anche dalla Germania e gli amici della coesione potrebbe essere trovata su un taglio del bilancio che, rispetto agli 80 miliardi proposti dalla Commissione, si attesterà tra i 90 e i 110 miliardi. Una cifra che però porterà a un braccio di ferro istituzionale con il Parlamento europeo che appoggia la proposta della Commissione Ue. Per la prima volta nella storia dell’Unione, con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il sì dell’assemblea di Strasburgo è indispensabile. Ma l’Eurocamera non è disposta a dare il suo via libera ad un bilancio ritenuto del tutto insufficiente a sostenere la crescita e lo sviluppo dell’Ue.

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