Tra un paio di settimane, se la situazione non si sblocca, dovremo iniziare a comprare acciaio fuori dall’Italia. E indovinate chi è pronto a vendere? Sembra che i tedeschi abbiano diverse tonnellate già pronte per la spedizione. Il professore Carlo Mapelli, ordinario di Meccanica al Politecnico di Milano ed esperto di metallurgia, non vuole ipotizzare collegamenti tra i pm e altri soggetti industriali. Ma non ha problemi ad ammettere che «a livello internazionale c’è sicuramente interesse a colpire il nostro sistema produttivo».
L’impianto dell’Ilva, spiega, «è una delle migliori realtà della siderurgia mondiale per efficienza, patrimonio tecnologico e capacità di produzione. A molti farebbe comodo togliere un concorrente così dal mercato».
Pensa a qualcuno in particolare?
A quasi tutti. Ma se vogliamo restringere il campo ai nostri vicini, penso ai francesi e, soprattutto, ai tedeschi, che hanno un surplus produttivo di circa 7-8 milioni di tonnellate, guarda caso equivalente alla produzione dell’Ilva.
Ritiene che la magistratura stia subendo pressioni?
Questo non posso dirlo. Di sicuro l’obiettivo della procura è arrivare alla chiusura dell’impianto. Dopo aver tentato di strangolare la produzione sul fronte delle materie prime, ora l’intervento dei pm colpisce direttamente la cassa del gruppo, attraverso il sequestro di materiale prodotto che non ha e non può avere alcuna pericolosità ambientale. Si tratta di una mossa sconcertante, non inquadrabile tecnicamente e senza alcuna logica.
Anche il governo, però, non sa che pesci prendere...
L’errore di fondo, sia dei magistrati sia del governo, attraverso l’Aia, è quello di indicare all’Ilva non solo i limiti di emissioni da rispettare, ma anche il modo, le tecnologie e i processi per raggiungere quegli obiettivi. Una camicia di forza che non è prevista da alcuna direttiva europa.
Quale sarà il risultato?
Potrebbe essere quello, drammatico, della messa in liquidazione dell’azienda. Nel frattempo, però, non capisco perché è ancora ferma dallo scorso luglio l’operazione più urgente per la sicurezza dei cittadini e cioè l’opera di bonifica. Malgrado lo stanziamento di 350 milioni le autorità locali e nazionali non hanno ancora neanche nominato il commissario che dovrà poi definire le gare per individuare le società che dovranno intervenire.
© Libero