Per rendere sostenibile l'esborso il testo prevedeva l'introduzione di prelievo del 3% oltre i 150mila euro di reddito e una clausola di salvaguardia basata sull'aumento delle accise sulle sigarette. Coperture giudicate «inadeguate» dalla commissione. Stessa sorte è toccata ai due emendamenti presentati dal deputato del Pdl, Cazzola. Uno sulla ricongiunzione contributiva onerosa, l'altro sempre sugli esodati, ma in una versione più soft, attraverso la possibilità anche per gli uomini di accedere fino a tutto il 2015 alla pensione di anzianità secondo il sistema contributivo come già previsto per le donne. L'economista, esperto proprio di lavoro e previdenza, parla di bocciatura politica più che tecnica. «La realtà», spiega, «è che nessuno in vista delle elezioni ha voluto prendersi la responsabilità sia di approvarlo sia di bocciarlo». Sta di fatto che ora, dopo tante chiacchiere e annunci, si riparte da zero. O meglio dalla girandola di cifre sparate a più riprese da governo e istituzioni nel corso dell'ultimo anno. Stando a quanto ha ripetuto ieri la Fornero (che ha anche annunciato che tra i criteri per l'aumento della produttività c'è per il governo il «depotenziamento degli automatismi» compresa la «rinuncia» all'indicizzazione automatica dei salari ai prezzi), 140mila lavoratori sarebbero quasi al sicuro.
Per i primi 120mila (65+55mila) ci sono i 9 miliardi spalmati sul bilancio dello Stato fino al 2019 in due diversi decreti del governo. Altri 10mila (i cosiddetti esodati del 2010 inciampati nelle finestre della riforma Sacconi) sarebbero stati garantiti attraverso un altro decreto ad hoc (di cui, però, si ignora la copertura). Poi ci sono gli 8.900 esodati che, secondo l'Inps, maturano il diritto ad essere salvaguardati nel biennio 2013-2014. Per questi il governo ha stanziato nella legge di stabilità un fondo da 100 milioni, il costo previsto sarebbe però di 440. Dove saranno recuperati i quattrini nessuno la sa. Così come nessuno sa esattamente quanti sono e quanti saranno gli esodati. La scorsa estate l'Inps aveva parlato di 390mila lavoratori. Poi il mese scorso la stessa Inps ha abbassato il tiro a 220mila, comprese 80mila persone che avrebbero già maturato i requisiti per la pensione nel 2011. Secondo altre versioni dai 390mila ne andrebbero tolte 180mila già rientrate nei vecchi parametri. Sottraendo i 130mila coperti fino ad ora ne resterebbero comunque fuori almeno 80mila. A questo punto, hanno detto i relatori Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) «la questione deve essere risolta dal ministro Fornero, definendo la platea e la copertura economica». Quanto al resto, insieme a Grilli «è stato confermato l'impianto generale» della nuova legge di stabilità. «Sul blocco alla retroattività delle deduzioni e detrazioni c'è condivisione di massima», assicurano i relatori. Confermata anche la riduzione del cuneo fiscale già dal prossimo anno. Mentre la riduzione dell'Irap per le aziende «dovrebbe essere strutturale dal 2014». Sciolto il tema delle coop sociali, per cui era previsto l'aumento dell'Iva dal 4 al 10%: «Non si fa nulla per un anno in attesa della procedura d'infrazione dell'Ue, se ci sarà».
© Libero
© Libero