Il dato sparato ieri dal direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, secondo cui ci sarebbero in Italia un milione di famiglie che spendono pur avendo dichiarato redditi vicini allo zero è però poco più di una frase ad effetto per rimettere un po' di benzina nella campagna anti-evasione e fare in modo che i giornali oggi parlino dei soliti furbetti piuttosto che dei rischi legati al redditometro. Già, perché a ben guardare l'esercito dei redditi zero, che se fossero veramente tali sarebbero tutti ai lati della strada a mendicare, non è una grande notizia. Nel 2005 su 39 milioni di dichiarazioni presentate oltre 9 milioni appartenevano alla categoria. Anche spulciando gli ultimi dati dell'Agenzia delle entrate, quelle che riguardano l'anno d'imposta 2010 si scopre che su 30 milioni di soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irpef, ben 10,6 milioni di contribuenti hanno un'imposta netta pari a zero.
Fossero tutti evasori, basterebbe concentrare le forze degli ispettori su questi soggetti (invece di mandarli a spasso per le località di villeggiatura) per iniziare ad abbattere significativamente le quote di sommerso. E pensare che il piano straordinario triennale 2009/2011 dell'Agenzia mirava proprio a colpire con gli accertamenti sintetici le persone fisiche con redditi risibili, o zero, e tenore di vita contrastante con le risultanze in possesso del fisco. Invece, il gruppo resta sempre più o meno delle stesse dimensioni, se non più grande. Il problema è che non basta quello zero nella dichiarazione dei redditi per diventare fuorilegge. La stessa Agenzia delle entrate spiega che spesso si tratta di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle fasce di esonero oppure di coloro che fanno valere detrazioni tali da azzerare l'imposta lorda. Anche tra i pensionati, ad esempio, ci sono circa 4 milioni di soggetti che non dichiarano imposte. La realtà, come sa bene Befera, è che nelle famiglie a reddito zero ci sono anche i pensionati di guerra o chi riceve l'assegno sociale o l'indennità di accompagno. Oppure i ciechi e i sordomuti, che al fisco non risultano ma che, vivaddio, possono fare acquisti grazie ai programmi di sostegno del ministero dell'Interno. Ci sono poi i giovani che vincono una borsa di studio oppure chi vive di rendite tassate con ritenuta alla fonte, come i titoli di Stato. I furbetti , insomma, sono tanti, ma non come vogliono farci credere.
© Libero