Oltre al danno ora per le imprese si aggiunge anche il sapore amaro della beffa. Dopo una giornata passata ad inseguire notizie e indiscrezioni su come e quando lo Stato avrebbe finalmente pagato il suo debito elefantiaco (dai 90 ai 200 miliardi secondo le diverse stime) nei confronti delle aziende, alla fine si è tornati al punto di partenza.
Lo sblocco della questione nel primo pomeriggio sembrava cosa fatta. In una delle innumerevoli bozze dei provvedimenti all’esame del Cdm si prevedeva il pagamento del pregresso attraverso emissioni di titoli di Stato e si stabilivano termini perentori per il saldo delle fatture della Pa a partire dall’anno in corso. Poi, si è appreso che i Bot a disposizione sarebbero stati soltanto 2 miliardi, praticamente le briciole. Infine, la doccia gelata: sui ritardati pagamenti della Pa il governo ha semplicemente deciso di aprire un tavolo. Della questione, ha spiegato il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, «non si è parlato in Cdm, ma certamente è una cosa sulla quale c’è massima attenzione. Ci stiamo lavorando perché è chiaro che dobbiamo rispettare i vincoli di bilancio ma dobbiamo anche fare qualcosa». Per i 90-200 miliardi di debiti, dunque, se ne parlerà (e l’ipotesi dei Bot, ha detto Monti, resta sul tavolo). Quanto ai tempi, nel decreto sarebbe previsto il recepimento della direttiva Ue che indica in 60 giorni la scadenza massima, ma non è chiaro quando entrerà in vigore.
Tanto per avere un’idea, la media attuale con cui lo Stato paga i suoi fornitori oscilla dai 122 ai 180 giorni. Il dato più impressionante è quello che emerge dalle indagini della Cgia di Mestre che non solo indica in 180 (+52 rispetto al 2009) i giorni di ritardo, ma si avventura anche in un impietoso confronto europeo, che vede l’Italia pesantemente indietro rispetto ai 64 giorni della Francia, i 47 della Gran Bretagna e i 35 della Germania, tutti e tre ovviamente con tempi in calo, sia pure leggermente, rispetto al 2009. Le cose vanno malissimo anche per le piccole imprese, quelle su cui i mancati pagamenti pesano come macigni. Ebbene, secondo una recentissima indagine di Fondazione Impresa sulle aziende con meno di 20 dipendenti i tempi medi di attesa per vedersi riconosciuti i saldi delle fatture da parte della Pa sono balzati nel secondo semestre del 2011 a 122 giorni, con un aumento di ben 29 giorni rispetto al primo semestre. In altre parole, più la crisi morde, meno lo Stato paga. Tanto per aggravare un po’ la recessione in atto.
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