sabato 28 gennaio 2012

L'antitrust Ue mette a terra Alitalia

Indaga pure l’Europa. A pochi passi dal traguardo, le cose per Colaninno e company sembrano complicarsi. I mesi che separano Alitalia dalla fatidica data del gennaio 2013, quando i soci italiani messi insieme da Intesa avranno mani libere per consegnare la compagnia ad Air France, si preannunciano burrascosi.

Lo scorso dicembre, finito il periodo di garanzia stabilito per legge dal governo Berlusconi, l’autorità garante della concorrenza ha subito avviato un’istruttoria per verificare la (palese, almeno per quanto riguarda gli slot sulla tratta Roma-Milano) posizione dominante della società. Giovedì sull’annunciata acquisizione di Blue Panorama e Wind Jet è arrivato l’altolà dell’Enac, con il presidente Vito Riggio che ha chiesto a gran voce garanzie sul rispetto dei protocolli di sicurezza nell’ambito della nuova aggregazione. Nel frattempo in Sicilia è scattata la rivolta dei consumatori, preoccupati per un rincaro dei prezzi dovuto al sostanziale monopolio delle rotte per e dall’isola, e la questione è sbarcata anche nell’assemblea regionale, con una serie di interrogazioni che invocano l’intervento del governatore Raffaele Lombardo.

Come se non bastasse, ieri è arrivata anche la legnata da Bruxelles, che ha deciso di accendere un faro sull’alleanza con Delta Airlines. L’antitrust europeo ha contemporaneamente chiuso, per sopravvenuti cambiamenti negli assetti del mercato, il dossier sugli accordi di cooperazione tra 8 membri di Sky Team: Aeromexico, Air France, Alitalia, Continentale Airlines, Czech Airlines, Delta, Klm e Korean Airlines.
Ma dall’indagine su Delta potrebbero arrivare grane da non sottovalutare. L’intesa nata nel 2009 si era rafforzata nel 2010 con una joint venture transatlantica tra la compagnia statunitense, quella italiana e Air France-Klm che ha di fatto acquisito il controllo del 26% circa del mercato dell’intera area. Un business da oltre 10 miliardi di dollari. Attraverso la partnership le tre compagnie avevano stabilito di condividere fino al 31 marzo del 2022 costi e ricavi delle proprie rotte attraverso l’Oceano. L’impatto sui conti di Alitalia era stato stimato dall’ad Rocco Sabelli sui 50 milioni in termini di reddito operativo nell’arco di due-tre anni. Non è dato sapere se le previsioni del manager si sono rivelate esatte. Di sicuro ora Bruxelles vuole vederci chiaro. L’obiettivo dell’inchiesta, spiega la Commissione Ue, è verificare che la joint venture non danneggi i passeggeri sulle rotte tra l’Europa e gli Usa. Il sospetto, in sostanza, è che le tre compagnie offrano servizi a prezzi più alti di quelli che avrebbero offerto in mancanza dell’accordo.

Questioni simili sono quelle su cui sta indagando il presidente dell’antitrust, Giovanni Pitruzzella, che vuole verificare l’esistenza o il rafforzamento di posizioni dominanti principalmente sulla rotta Fiumicino-Linate (su cui la ex compagnia di bandiera detiene il 70% degli slot), ma anche su altri 17 collegamenti tra Roma, Milano e altre scali italiani. Al dossier si aggiungerà probabilmente anche la pratica delicata dell’operazione annunciata su Blue Panorama e Wind Jet. I problemi principali arriveranno proprio dalla Sicilia, dove Alitalia controllerebbe le tratte aeree più trafficate dell’isola, quelle che collegano Palermo e Catania a Milano e Roma. Con la fusione, tanto per fare un esempio, Alitalia si troverebbe a gestire 8 collegamenti dal capoluogo per Fiumicino su 11. «Se si comporterà come ha fatto con le tratte che già gestisce in regime di monopolio i prezzi saliranno alle stelle», dicono dalla Gesap, la società che gestisce lo scalo palermitano.
Getta acqua sul fuoco, invece, Riggio, che ieri ha precisato il senso delle sue parole. «Non ho mai messo in dubbio la capacità finanziaria e operativa di Alitalia», ha spiegato, aggiungendo che «le perplessità, che sono certo verranno chiarite, riguardano le modalità dell’operazione». Molti dubbi sulla solidità finanziaria sono invece quelli contenuti nel libro di Gianni Dragoni, inviato del Sole, sull’operazione Fenice. Stando ai dati contenuti in Capitani coraggiosi, il bilancio 2011 dovrebbe chiudersi in perdita con altri dipendenti in cassa integrazione, meno aerei, meno scali, Malpensa in crisi e con un patrimonio netto più che dimezzato.

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