mercoledì 26 gennaio 2011

Poste liberalizzate col trucco. Antitrust e Agcom bocciano il decreto

È partita in ritardo e male la liberalizzazione dei servizi postali. Ieri sul decreto varato dal governo il 22 dicembre, otto giorni prima della scadenza fissata dall’Unione europea al gennaio 2011, è arrivata una pioggia di critiche dai presidenti di Antitrust e Agcom, ascoltati dalla commissione Trasporti della Camera. E oggi sarà il turno di Tnt Post, il principale operatore privato italiano, che anticipa a Libero la «totale insoddisfazione» per il provvedimento messo a punto dal ministero dello Sviluppo che non è «in linea con l’Europa» e non «rende il mercato italiano aggredibile dai competitori privati delle Poste».

Il numero uno di Tnt Post Italia, Luca Palermo, è convinto che ci sia «la possibilità, con pochi aggiustamenti, di rendere il decreto molto più efficace». Tra le priorità, ci sono il ridimensionamento del perimetro del servizio universale, l’accorciamento temporale dell’affidamento diretto a Poste spa (previsto per i prossimi cinque anni, rinnovabile per altri cinque) e una maggiore indipendenza dell’Agenzia di regolamentazione. In mancanza di interventi in questa direzione, spiega Palermo, il gruppo «sarà costretto a rivedere i piani di investimento in Italia».
Molte delle obiezioni che oggi solleverà il manager nel corso dell’audizione sono state ieri condivise dai due presidenti delle authority. Antonio Catricalà aveva già avanzato perplessità sulla mancata revisione del servizio universale e sulla necessità di affidare il servizio con gara europea. Quanto alla decisione di mantenere l’Agenzia in capo al ministero dello Sviluppo, secondo il numero uno dell’Antitrust si tratta di una scelta che «non in linea» con la Ue. Senza «un regolatore realmente indipendente e imparziale la completa liberalizzazione rischia di partire con il freno tirato».

Dello stesso avviso Corrado Calabro, secondo cui la “sua” authority per le Tlc sarebbe «il candidato naturale a vigilare sui servizi postali». Anche per l’Agcom all’agenzia prevista dal ministro Romani mancherebbe «l’indipendenza sostanziale richiesta dal diritto comunitario», vista «la permanenza di un pervasivo controllo in capo al governo». Una buona notizia per Tnt, comunque, c’è. Catricalà ha fatto sapere di non avere accettato gli impegni presentati da Poste per  evitare l’abuso di posizione dominante sul servizio Posta Time. Una questione sollevata proprio dagli operatori privati su cui, ora, si aprirà un contenzioso tra l’azienda guidata da Sarmi e l’Antitrust.

© Libero