martedì 11 gennaio 2011

La vittoria di Tremonti: il deficit è sotto controllo

Piaccia o non piaccia, oltre alle battute Giulio Tremonti sa fare anche di conto. Con risultati, senza nulla togliere all’ironia del ministro, solitamente più efficaci. A certificare gli effetti della politica del rigore sui conti pubblici, di cui tanto si discute e si polemizza in questi giorni, ci ha pensato l’Istat, che ieri ha diffuso i dati sullo stato di salute delle pubbliche amministrazioni nel terzo trimestre del 2010. Cifre che lasciano poco spazio alle interpretazioni e registrano un netto miglioramento di tutti i principali saldi di bilancio. Quelli, per intendersi, che finiscono sul tavolo di Bruxelles e stabiliscono il grado di affidabilità dell’Italia nel mantenere gli impegni presi con l’Europa.

Nel dettaglio, il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato all’1% del Pil nel trimestre (era più 0,3% nel 2009) e a -0,6% nei nove mesi (era a -0,9 nello stesso periodo dell’anno precedente). Il saldo corrente è rimasto da gennaio a settembre sostanzialmente identico a quello del 2009 a -2,5%.  La conferma più importante è però quella sull’indebitamento netto, ovvero su quel rapporto tra deficit e Pil su cui ancora si incardina, malgrado le novità recentemente inserite, il rispetto del patto di stabilità europeo. Ebbene, qui la percentuale nel trimestre è scesa dal 3,9% del 2009 al 3,2. Un calo che ha permesso di raggiungere quota 5,1% nei nove mesi.

La cifra si avvicina moltissimo alla stima effettuata da Tremonti, e concordata con l’Unione europea, del 5% prevista per il 2010 (era al 5,3% nel 2009) nella Decisione di finanza pubblica (la vecchia finanziaria). Il che significa non solo che l’obiettivo è a portata di mano, ma che il ministro dell’Economia potrebbe anche presentarsi all’appuntamento con un risultato addirittura migliore. Del resto, che le cose stessero andando per il verso giusto si era già capito nei giorni scorsi, quando Tremonti ha comunicato che nel 2010 il fabbisogno delle pubbliche amministrazioni è sceso dagli 86,8 miliardi del 2009 ai  67,5 miliardi del 2010, con un risparmio di 19,3 miliardi rispetto al dato reale e uno di 16 sulle previsioni contenute in finanziaria. L’Istat, se era possibile, irrobustisce ancor di più la posizione del ministro. Non è un caso che ieri il professore di Sondrio abbia annunciato, dalle pagine del quotidiano economico francese Les Echos, che non ci sarà alcun passo indietro nella «politica di estremo rigore di bilancio». Un messaggio rivolto a quanti in queste ore stanno pensando di approfittare delle tensioni nella maggioranza per convincere il titolare di Via XX Settembre ad aprire i cordoni della borsa. E che coincide quasi esattamente con le parole usate solo tre giorni fa da Silvio Berlusconi (occorre «andare avanti sulla strada del rigore e della responsabilità»).

Che poi la lettura del premier sia proiettata verso l’ottimismo del futuro, mentre quella di Tremonti sia concentrata sulle preoccupazioni del presente rientra nel gioco dei ruoli. Ma la sostanza cambia poco. L’asse tra i due è saldo e finché il ministro continuerà a tirare fuori questi numeri dal cilindro sarà difficile che qualcuno riesca ad incrinarlo. Come se non bastasse ieri l’Istat ha anche demolito uno dei maggiori fronti di polemica con Via XX settembre, rivelando che le entrate nei nove mesi sono aumentate dello 0,3%, ma la pressione fiscale è complessivamente diminuita dal 43,7 al 43%. Merito delle oscillazioni del Pil, come ha sempre replicato Tremonti a chi lo accusa di aver aumentato le tasse.

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