lunedì 31 gennaio 2011

Tempestati a ogni ora da vendite telefoniche. Lo stalking legalizzato

Pronto? Vuole vincere 100mila euro, telefonare gratis per tutta la vita, avere una Ferrari in regalo o sconti del 99% sulla bolletta della luce? Solitamente il telefono squilla mentre sei in bagno o stai dormendo. Una voce gentile ti lascia intravedere offerte irrinunciabili e ti assicura che ti farà perdere solo un minuto, ma dopo 15 ancora stai cercando di capire di cosa si tratta. È il meraviglioso mondo del direct marketing ovvero delle vendite telefoniche.

Una volta i numeri dei malcapitati erano pescati a caso dagli elenchi Telecom. Da un po’ di anni, dopo le proteste delle associazioni dei consumatori, gli interventi del Garante della privacy e dell’Unione europea, i nomi vengono (o almeno così dovrebbe essere) pescati all’interno di “misteriose” liste che le aziende specializzate si scambiano e vendono a caro prezzo. Sono elenchi che a vario titolo, spesso in maniera neanche troppo trasparente attraverso le numerose firme che apponiamo quando facciamo un acquisto o sottoscriviamo un contratto di utenza, vengono formati sulla base di nostre autorizzazioni. Già, perché al di là di chi si beffa delle norme, nessuno può essere chiamato a sorpresa, senza che sia stato fornito in precedenza un espresso consenso.

Dal primo febbraio tutto cambia. Il consenso non serve più. O meglio, è già automaticamente concesso nel momento stesso in cui vi fate collegare la linea telefonica. In cambio, ogni cittadino avrà la possibilità di iscriversi al cosiddetto “registro delle opposizioni” che dovrebbe garantire la protezione da chiamate indiscrete e non volute. Il meccanismo è ben conosciuto dagli addetti ai lavori con il nome di opt-out (rispetto al precedente opt-in). In soldoni, significa che siamo noi a dover chiedere di non essere disturbati e non le aziende a dover chiedere il permesso di disturbare. La trovata è contenuta nel decreto Ronchi. La legge è del 2009, ma l’istituzione del registro è arrivata in Gazzetta ufficiale solo il 2 novembre.

L’idea di fondo è ispirata agli Stati Uniti, dove il cittadino che non gradisce essere contattato si iscrive ad una lista on line che viene consultata dalle agenzie di telemarketing. I controlli sono severi e chi sgarra viene pesantemente multato. Un po’ diversa la situazione da noi, dove nessuno sa neanche dove è questa lista e come si fa ad iscriversi. Il dipartimento tlc del ministero dello Sviluppo assicura che da lunedì sarà attivo il sito per la registrazione (www.registrodelleopposizioni.it). Non è chiaro come faranno le persone che non hanno il collegamento a internet, i cittadini più anziani o, più semplicemente, quelli un po’ distratti. Né si è ben capito quali saranno le sanzioni per le società inadempienti. Qualche delucidazione potrà forse arrivare dalla pubblicità istituzionale, che non si sa però esattamente quando partirà. La ciliegina sulla torta è che anche per chi riesce ad inserirsi nella black list la quiete non è affatto garantita: il registro funziona solo per quelle società che ottengono i numeri di telefono dagli elenchi degli abbonati, per quelle che entrano in possesso di liste compilate sulla base di nostre presunte autorizzazioni volontarie (le firme di cui sopra) ci sarà ancora libertà di chiamata.

Lo scenario confuso ha scatenato la rivolta delle associazioni dei consumatori, che parlano di un sistema «sgangherato che comporterà fortissimi disagi». Per limitare i danni Federconsumatori-Adusbef chiede almeno una «deroga di alcuni mesi per permettere una capillare informazione al Paese». Un periodo di transizione che, tra l’altro, potrebbe servire anche ai call center per capire come riorganizzare efficacemente l’attività. Le telefonate saranno pure spiacevoli, ma non sembra davvero il momento migliore per mandare in crisi un settore che dà lavoro a migliaia di giovani. 

© Libero