giovedì 13 gennaio 2011

L’Europa dopa i mercati e fa salire i Bot

Più che nel videogame di Giulio Tremonti sembra di stare sulle montagne russe. Un brivido dietro l’altro. Anche ieri gli speculatori hanno preso di mira i titoli di Stato. E, a farne le spese, come previsto dal ministro dell’Economia, è stata pure l’Italia. In mattinata gli spread dei Btp sono volati di nuovo sui massimi a 204 punti base sopra il bund tedesco. Peggio hanno fatto i titoli spagnoli, a 277 punti vicino al record di 283 dello scorso 30 novembre, e quelli portoghesi, volati a quota 412 punti. Schizzati verso l’alto, ovviamente, anche i bond decennali di Irlanda e Grecia.

A calmare le acque italiane ha contribuito l’andamento tutto sommato positivo dell’asta dei bot annuali, che si è conclusa con una richiesta ancora una volta superiore alle attese. Rispetto ai 7 miliardi messi sul mercato, gli investitori hanno presentato domande per oltre 11 miliardi. Ma per piazzare i titoli di Stato gli uomini del Tesoro hanno dovuto ritoccare al rialzo i rendimenti. Un incremento lieve, dal 2,014% dell’asta del 10 dicembre al 2,067%, che ha però fatto arrivare l’asticella ai massimi dal dicembre 2008.
Il risultato dell’emissione ha comunque sgonfiato lo spread dei Btp, permettendo al titolo decennale di chiudere la giornata con un differenziale più rassicurante rispetto al bund di 194 punti. Anche i titoli portoghesi e spagnoli, però, hanno recuperato posizioni nel pomeriggio. Dietro le oscillazioni ci sono anche le manovre della Bce, che da alcuni mesi sta incessantemente drenando liquidità attraverso l’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi più a rischio. Resta da capire fino a quando la Banca centrale europea potrà tamponare gli assalti della speculazione e se gli interventi non stiano provocando effetti distorsivi sul mercati.

Anche perché di mostri tremontiani, questa settimana, bisognerà sconfiggerne parecchi. Oggi sarà il turno delle aste portoghesi. Tra 750 milioni e 1,25 miliardi sulle scadenze 2014 e 2020. Sempre oggi scenderà in campo anche la Germania, con 6 miliardi di euro di titoli. Mentre giovedì sarà la volta di Italia e Spagna. Il Tesoro metterà all’asta 6 miliardi di btp con scadenza 2015 e 2026. Madrid, che in queste ore sembra stia tentando di coinvolgere un pool di banche per evitare brutte sorprese, cercherà invece di collocare 2-3 miliardi con scadenza 2016.
E’ proprio sulla Spagna che si concentrano i timori più forti. Il Paese iberico è infatti troppo grande da salvare, almeno con le attuali dimensioni del fondo anti crisi da 440 miliardi. Sul fronte portoghese, invece, ieri si è registrata l’ennesima smentita del premier Jose Socrates sulla possibilità che il governo abbia intenzione di attivare lo strumento europeo.

Un possibile aiuto, difficile valutare quanto rischioso in termini di equilibri monetari internazionali, arriva ancora una volta dall’estremo oriente. Dopo la Cina, arriva in soccorso pure il Giappone. Nell’immediato, Tokyo ha deciso di stanziare 100 miliardi di yen, circa 1 miliardo di euro, sottoscrivendo i bond che saranno emessi entro fine mese dal Fondo salva-stati.  Anche di questo, probabilmente, si discuterà oggi a Berlino al vertice tra Italia e Germania cui parteciperanno sia Silvio Berlusconi che Tremonti. I prossimi appuntamenti decisivi saranno le riunioni Ecofin del 18 gennaio e del 15 febbraio, ma soprattutto il G20 di Parigi del 18 febbraio. Fino ad allora, però, Tremonti dovrà collocare sul mercato qualcosa come 20 miliardi di titoli. E il fiato resta sospeso.

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