sabato 8 gennaio 2011

Disoccupazione record, ma il lavoro c’è. Un giovane su tre è senza impiego, ma nel 2010 sono rimasti vuoti 150mila posti

Si può discutere quanto si vuole sull’andamento della crisi. Ma che le brutte sorprese non siano finite è fuori di dubbio. La fotografia scattata ieri dall’Istat ci dimostra che, malgrado qualche timido segnale positivo, la strada per uscire dal pantano è ancora lunga. La disoccupazione non arretra di un millimetro e quella giovanile schizza a livelli da allarme rosso.

Il dato complessivo di novembre è rimasto fermo a quota 8,7%, ovvero il record negativo dal 2004. Una percentuale che resta inferiore alla media europea (10,1%), ma molto superiore a quella tedesca, dove i disoccupati sono scesi al 6,7%. Ad addolcire un po’ la pillola, ci sono i dati sull’occupazione, che per la prima volta da due anni registra un tasso in aumento. Si tratta di 50mila lavoratori in più rispetto ad ottobre e di 14mila sul 2009. Una boccata d’ossigeno che non va sopravvalutata, visto che i lievi incrementi sono dovuti principalmente a meccanismi di regolarizzazioni di colf e badanti.
Ben più preoccupante è la situazione che riguarda i giovani. Il tasso dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni è balzato al 28,9%, in rialzo sia su ottobre (27,9%) che sullo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo una percentuale così elevata (con picchi che sfiorano il 40% nel Mezzogiorno) da non permettere più di rinviare la questione. Tanto più che la crisi non ha fatto che accentuare un problema antico. Già prima della bufera economica, nel 2007, il tasso di occupazione giovanile era al 24,7% rispetto al 53,1% americano, al 55,9 inglese, al 45,9 tedesco e al 30,1 francese. Un gap difficile da colmare, soprattutto in presenza di un fronte politico-sindacale assolutamente refrattario a qualsiasi cambiamento.

Basti pensare alle reazioni scomposte scatenate dal tentativo di Maurizio Sacconi di ridisegnare i meccanismi della formazione e dell’apprendistato oppure a quelle riservate agli interventi di Maria Stella Gelmini per rendere più efficace e produttivo il percorso universitario. Due riforme che permetterebbero, probabilmente, di non lasciare vuoti per mancanza di candidati con le specifiche competenze quei 150mila posti offerti dalle aziende nel 2010. Lavori, secondo quanto riferito dall’ultimo rapporto Excelsior, stilato da Unioncamere e ministero del Lavoro, più o meno distribuiti tra tutti i settori di attività, da quelli manuali, ai servizi fino all’informatica e alla logistica.

Il ministro del Welfare ha annunciato che nei prossimi giorni si riunirà la cabina di regia per l’attuazione del Piano nazionale per l’occupabilità dei giovani. Che vede coinvolti anche i responsabili dell’Istruzione e della Gioventù. In particolare, ha spiegato Sacconi, «si esamineranno le nuove iniziative di spesa deliberate a fine anno dal Welfare per circa 200 milioni e dal ministero della Gioventù per circa 50 milioni». Misure «rivolte alla promozione dell’apprendistato nei lavori tradizionali dell’artigianato contro la dispersione scolastica e al sostegno dei giovani disoccupati di lungo periodo, attraverso le agenzie per il lavoro e l’assunzione a tempo indeterminato degli under 35 con figli a carico». Alcuni passi, però, sono già stati fatti. Sull’apprendistato lo scorso ottobre, dopo un percorso burrascoso e l’opposizione dura della sinistra e dei sindacati, è diventato legge il collegato lavoro che prevede di completare l’ultimo anno di istruzione obbligatoria (a quindici anni) attraverso un contratto di formazione-lavoro volto all’apprendimento di un mestiere.

Nello stesso provvedimento è prevista la delega al governo per la riforma di uno strumento su cui la crisi si è abbattuta in maniera particolarmente violenta (da 645.986 contratti del 2008 a 567.842 del 2009). Si tratta dell’apprendistato professionalizzante, che va da dopo l’obbligo scolastico ai 29 anni. Un tema su cui è stata già raggiunta un’intesa transitoria con le parti sociali. Sempre nel collegato è previsto il rafforzamento della Borsa del lavoro, con l’inserimento on-line dei curriculum degli studenti da parte dell’Ateneo per i 12 mesi successivi alla laurea. Sacconi ha infine investito 4,5 milioni fino al 2012 per rafforzare il rapporto Excelsior come strumento per orientare le politiche sul lavoro e mettere in linea domanda e offerta. 

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