sabato 8 gennaio 2011

Ritornano gli speculatori. Tensione sui titoli italiani

Si sono arrovellati in molti, nelle ultime ore, nel tentativo di decifrare il sottile messaggio politico lanciato il giorno dell’Epifania da Giulio Tremonti. Ipotesi, illazioni, interpretazioni. Tutto si è immaginato tranne che il ministro dell’Economia volesse dire semplicemente quello che ha detto. E cioè che le turbolenze del Vecchio Continente sono tutt’altro che finite. Previsione puntualmente confermata ieri, con gli speculatori di nuovo in azione e i mercati finanziari di nuovo in fibrillazione.


Le tensioni si sono concentrate principalmente sul Portogallo, da molti considerato il prossimo della lista dopo Grecia e Irlanda. Il tasso sui bond decennali ha sfondato la soglia del 7%, attestandosi a fine giornata sul 7,14%, record storico dall’ingresso del paese nell’euro. E da Zurigo è venuto una ulteriore mazzata, con la decisione della Banca Centrale della Svizzera di non accettare più i bond portoghesi come garanzia nelle operazioni di liquidità. L’istituto elvetico, che ha fissato criteri di esclusione rigidi ed esige un rating minimo di AA-/Aa3, ha preso una decisione analoga nell’aprile scorso per Atene e due giorni fa per Dublino.
Il governo del premier socialista Josè Socrates sembra non essere troppo preoccupato per lo stop ai bond lusitani deciso da Zurigo. Davanti al parlamento ha anzi espresso ottimismo, mettendo avanti gli ultimi «dati molto positivi» dell’economia e il raggiungimento dell’obiettivo di riportare al 7,3% il deficit nel 2010. «Le entrate fiscali sono superiori al previsto, le spese dello Stato sono al di sotto delle previsioni e il saldo sarà quello per il quale si era impegnato il governo, il 7,3% del Pil». Per il premier questi dati costituiscono «la migliore notizia, perché i mercati finanziari internazionali rafforzino la loro fiducia nel Portogallo».
Ma pochi credono ancora che Lisbona ce la faccia a evitare il salvataggio Ue-Fmi, con tutto ciò che comporta. E pochi, soprattutto, credono che il Portogallo sarà l’ultima pedina a cadere. Come dice da mesi Tremonti, seppur sottolineando la solidità del sistema Italia, nessun Paese è veramente immune al rischio di contagio. Prova ne è che ieri la febbre protoghese si è estesa subito anche ai titoli di Stato spagnoli e italiani. Lo spread tra i nostri Btp decennali e il bund tedesco è salito a 191 punti con un rendimento pari al 4,83%. Si tratta del livello più alto dal 30 novembre scorso, quando il differenziale toccò il record di 210 punti. In Spagna, invece, la forbice tra i bond decennali e il bund si è allargata a 264 punti, con un rendimento del 5,56%.

© Libero