In attesa di inforcare i suoi amati sci - sabato prossimo sulle nevi del Cimone, dove si sfideranno i parlamentari italiani - per sfoggiare lo stile che lo scorso anno gli valse il titolo di “maestro di sci ad honorem”, Giulio Tremonti è alle prese con i nodi del fisco. Quelli, più generali, su cui stanno lavorando i quattro tavoli partiti in autunno, e quelli, più urgenti, legati al decreto legislativo sul federalismo municipale.
Per quanto riguarda il primo fronte, il ministro dell’Economia annuncia con decisione che quella in cantiere sarà «la prima riforma fiscale del nuovo secolo». Meno certezze ci sono sui tempi, anche se il titolare di Via XX Settembre assicura di avere il piede sull’acceleratore. «I tavoli stanno lavorando, cercheremo di fare l’inventario degli interventi che si sono succeduti negli anni». In primo luogo, ha spiegato Tremonti intervenendo al convegno Telefisco 2011, «dobbiamo avere chiara la mappa della spesa pubblica, mettere insieme i numeri».
E a questo stanno pensando i quattro gruppi di lavoro guidati dai super-esperti scelti da Tremonti con criteri rigorosamente bipartisan: Piero Giarda (ex sottosegretario del governo Prodi), Vieri Ceriani (capo dei rapporti fiscali di Bankitalia ed ex collaboratore di Visco), Enrico Giovannini (presidente dell’Istat) e Mauro Maré (tecnico del Tesoro ora distaccato all’Ocse). Saranno loro a fare il punto su bilancio pubblico, economia sommersa, erosione fiscale e stato sociale. Tra le priorità indicate più volte dal ministro c’è sicuramente la semplificazione. «Abbiamo centinaia di deduzioni e detrazioni. Questo è un paese», ha spiegato, «in cui si detraggono le finestre e le palestre». Con la riforma, «ci sarà invece una gamma di scelte. Qualcuno potrà preferire una base imponibile ampia limitando detrazioni e deduzioni e una aliquota bassa. Magari a qualcun altro questo può non piacere, perché è affezionato a certi regimi. Ma saranno gli italiani a decidere». E a chi chiede il quoziente familiare il ministro ha risposto che «l’insieme delle misure messe in campo per le famiglie attraverso gli interventi dell’Inps va già ben oltre».
Anche sul federalismo Tremonti ha le idee chiare. «Non è un salto nel vuoto, è un passagio verso l’Europa. È il ritorno», ha detto, «alla spesa controllata da parte dei cittadini». Ma, soprattutto, non è un percorso che si chiude adesso, è un cambiamento storico «irreversibile» che continuerà nei prossimi anni ed è «l’unica via per moralizzare l’amministrazione pubblica». Quanto tortuoso sia questo percorso è tutto da vedere. Tremonti ha spiegato che «le addizionali Irpef sono una facoltà, non un obbligo» e dipenderà «dai cittadini», che potranno dire all’ente locale di non abusare con le imposte. Qualunque sia la natura delle tasse aggiuntive che finiranno nelle casse dei comuni, il tema è al centro della trattativa tra governo e Anci e ha tenuto banco nel lungo vertice di ieri al ministero dell’Economia con i rappresentanti degli enti locali e i ministri Tremonti e Roberto Calderoli.
L’incontro non ha ancora portato ad un accordo definitivo, ma la soluzione sembra essere a portata di mano. Sia il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, sia il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, hanno riconosciuto la disponibilità del governo a trattare e ad ascoltare le richieste dei comuni. Anche il ministro della Semplificazione si è detto «fiducioso». I nodi da sciogliere, stando a quanto trapelato dalla riunione, sono sostanzialmente due. Il primo riguarda proprio le addizionali Irpef, per cui i sindaci chiedono lo sblocco immediato già nel decreto attuativo senza ulteriori passaggi affidati ad un provvedimento distinto che potrebbe rimanere incagliato nel pantano di una crisi di governo. L’altra questione riguarda la clausola di salvaguardia per garantire la copertura dei trasferimenti nel 2012.
Secondo Alemanno, che mette sul piatto della trattativa pure la tassa di soggiorno, il governo starebbe già mettendo a punto un nuovo decreto per venire incontro alle richieste dei comuni. Nessun passo indietro dovrebbe esserci sulla possibilità di aumentare le tasse solo per gli enti locali che sono attualmente sotto la soglia dello 0,4% di addizionale. Tra le novità che potrebbero confluire nel testo ci sarebbero invece l’aliquota Imu fissata nel decreto e non anno per anno e la tassa di soggiorno per tutti i comuni con vocazione turistica. Cosa, quest’ultima, che ha fatto infuriare gli albergatori. Il consiglio direttivo Federalberghi-Confturismo ha proclamato lo stato di agitazione minacciando una serrata (niente prenotazioni) per il 17 marzo, giorno della celebrazione dell’unità d’Italia.
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