sabato 15 gennaio 2011

La crisi greca si paga nel pieno di benzina

Secondo le associazioni dei consumatori, tra costi diretti e indiretti, per gli automobilisti è in arrivo una stangata annua di circa 200 euro. La stima è obiettivamente difficile da verificare, ma sul prezzo della benzina c’è poco da discutere. Ieri la verde ha superato la soglia psicologia degli 1,5 euro. Gli ultimi a ritoccare il costo del carburante, secondo le rivelazioni di Quotidiano energia, sono stati gli aumenti di IP e Q8. Ma a sfondare la quota 1,5 nella media nazionale sarebbero i distributori di Tamoil.

Nulla di sorprendente, secondo l’Unione petrolifera, che nelle prime dure rilevazioni del 2011 ha riscontrato prezzi medi inferiori a quelli europei. Tutt’altra la versione dei consumatori, che sottolineano come gli aumenti di questi giorni siano simili a quelli praticato nel maggio del 2008, quando il greggio stava a 127 dollari al barile, mentre oggi sta a 90-91. La profezia delle associazioni è che entro agosto si arriverà a 1,8 euro.
In attesa che l’Antitrust, come annunciato giovedì scorso da Antonio Catricalà, verifichi la rispondenza tra il mercato italiano e quello europeo, la versione ufficiale dell’Istat è che a dicembre i prezzi della benzina sono saliti del 9,9% su base annua e del 2,5% rispetto a novembre. Ancora più robusti gli aumenti del gasolio (+14,5%) e del gpl (21,3%).

Molti osservatori puntano il dito sulla crisi del debito, sostenendo che il terremoto che dalla Grecia in poi ha scosso l’Europa ha affossato anche la moneta unica e, di conseguenza, reso più caro l’acquisto del greggio. Argomento che piace poco alle associazioni di consumatori, che denunciano i maggiori rincari proprio nel momento in cui l’euro sembrava ritirare il fiato rispetto al dollaro. Nella mattinata di ieri, dopo aver registrato giovedì il maggiore rialzo degli ultimi sei mesi, la valuta del Vecchio continente aveva in effetti risalito la china fino a quota 1,34. Ma nel pomeriggio la rotta è stata parzialmente invertita.

Al di là delle oscillazioni valutarie l’inflazione italiana a dicembre è comunque balzata all’1,9% su base annua. Un livello, stando a quanto riferito dall’Istat, che non si vedeva dal dicembre 2008. Su base mensile il tasso si è attestato al +0,4%. Una dinamica quasi inevitabile in presenza dei primi segnali di ripresa dell’economia, su cui la Bce ha già acceso i riflettori. Jean Claude Trichet si è infatti detto preoccupato l’andamento dei prezzi in Europa e ha dichiarato che non esiterà ad alzare i tassi di interesse, se sarà necessario.
Per ora, la situazione sembra sotto controllo. Anche la Germania a dicembre ha toccato i massimi da due anni, all’1,9%. In Francia è al 2%. Un po’ più robusto l’aumento dell’inflazione in Spagna, che è schizzata al 2,9%. Mentre il dato complessivo della Ue a 16 si è attestato al 2,2% rispetto all’1,9% di novembre.
Lo spettro del caroprezzi si affaccia anche negli States, con un rialzo mensile dello 0,5% (1,5% sull’anno) rispetto alle previsioni di uno 0,4%.

© Libero