giovedì 2 settembre 2010

Fastweb sulle spine per l’Opa di Swisscom

Speculazione o fuga dalla Borsa? La versione ufficiale è che dietro la corsa delle azioni Fastweb ci siano solo acquisti tecnici. Ma molti a Piazza Affari sono convinti che ci voglia ben altro per giustificare un’impennata che farebbe impallidire anche Valentino Rossi. Le azioni ieri sono state sospese al rialzo a metà giornata, segnando un prezzo a 12,48 euro, in crescita del 10,83% rispetto alla vigilia. Alla fine della seduta, con la riapertura delle contrattazioni, il balzo è diventato addirittura del 18,12% con un valore salito a 13,3 euro.
Di sicuro l’assalto ai titoli è stato favorito da un agosto deludente, che ha visto il titolo cedere circa il 15%. Con una quotazione che il 20 del mese scorso è crollata a 10,6 euro, il minimo dell’anno. Ma gli analisti fanno notare che la flessione delle scorse settimane non basta a spiegare la frenesia delle contrattazioni e i volumi record, con 590mila azioni passate di mano contro una media quotidiana dell’ultimo mese di 68 mila pezzi. A metà seduta i contratti scambiati erano già 931, per un controvalore di oltre 3,8 milioni, rispetto ai 311 di martedi (715mila euro).
La realtà, secondo indiscrezioni non confermate, è che dalle parti di Berna si è tornati a parlare di delisting. Non è la prima volta, intendiamoci. Il dossier dell’Opa totalitaria della controllante Swisscom su Fastweb è aperto sin dai mesi immediatamente successivi all’acquisizione, nel maggio del 2007. Non poteva essere altrimenti, del resto, con una partecipazione dell’82% e un flottante ridotto all’osso. La società non nascondeva di ragionare sull’ipotesi già verso l’inizio del 2008, con le azioni scese a 23 euro rispetto ai 47 pagati ai soci Fastweb. «In effetti», spiegava l’ad di Swisscom Carsten Schloter, «avremmo interesse ad acquistare il resto e dunque togliere Fastweb dalla Borsa. Ma da un altro punto di vista si può dire che abbiamo già l’82% e che con questa quota possiamo già in pieno usufruire dei vantaggi dell’acquisto. Sono due punti di vista entrambi giusti. Perciò si annullano e noi non abbiamo deciso, preferiamo tenere aperte le opzioni».
In attesa della decisione, la pratica è rimasta congelata fino alla bufera giudiziaria dello scorso inverno, che ha rimescolato le carte in tavola.
Il terremoto scatenato a marzo dall’inchiesta sulla mega-truffa fiscale che ha portato all’arresto del fondatore e di alcuni ex manager Fastweb ha immediatamente riacceso i riflettori sul delisting. Allora l’azienda, per bocca del portavoce di Swisscom Josef Hubert, si limitò a sostenere che il ritiro dell’azienda di tlc dalla Borsa «non è al momento una priorità». Di sicuro, però, l’opzione è sul tavolo. L’operazione costerebbe non più di 1,1-1,2 miliardi di euro, contando un premio del 15%-20% rispetto ai prezzi attuali. Cifra che per un gruppo che ha fatturato solo nel primo semestre dell’anno 5,95 miliardi di franchi svizzeri (circa 4,5 miliardi di euro) potrebbe anche essere un prezzo accettabile da pagare per lasciarsi alle spalle il fango arrivato dalla vicenda Telecom Sparkle.

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