lunedì 6 settembre 2010

L’Europa va verso la ripresa. Ma per le banche ancora aiuti

Il quadro resta incerto, ma la ripresa c’è. Ed è più forte del previsto. Nel secondo trimestre 2010 secondo l’Eurostat il pil della zona euro e dell’intera Ue ha fatto registrare un rimbalzo dell’1%. Un dato più che incoraggiante se confrontato con quello registrato negli Stati Uniti, che si sono fermati a +0,4%. Ed è proprio dagli States che arrivano segnali preoccupanti. Bruxelles non vede infatti alcun rischio di «doppia recessione» nel Vecchio Continente, ma guarda con sospetto all’incertezza della situazione economica d’Oltreoceano. «Non siamo isolati», ha spiegato il portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, «e la nostra ripresa dipende anche da quella dei nostri principali partner».
Ad alimentare i timori europei ieri sono arrivati i dati sugli ordini industriali negli Usa, cresciuti solo dello 0,1% rispetto alle attese almeno di uno 0,2. Le cose non vanno molto meglio sul fronte immobiliare, dove la modesta crescita delle vendite di case del 5,2% registrata a luglio risulta ancora inferiore del 19,1% rispetto allo stesso mese del 2009. Nettamente migliore delle stime è invece il dato sulle richieste di sussidio di disoccupazione, scese la scorsa settimana di 6 mila unità a quota 472 mila. Le attese degli analisti erano di un dato in rialzo a 475 mila.
Per quanto ci riguarda, in ogni caso, le cifre di Eurostat fanno ben sperare. Numerosi Stati membri stanno facendo meglio del previsto, a partire dalla Germania, che è tornata a essere la locomotiva d’Europa, con un balzo del 2,2% nel secondo trimestre (dopo la crisi non era mai andata oltre lo 0,7%) e un +3,7% su base annua. Tra le altre grandi economie, il Regno Unito ha messo a segno un +1,2%, mentre la Francia è salita allo 0,6%. Più modesti in apparenza i dati dell’Italia, con il pil che nel secondo trimestre si ferma allo 0,4%, come nei primi tre mesi. Ma a Bruxelles si dicono comunque ottimisti. «L’andamento del pil italiano», sostiene il portavoce di Rehn, «mostra un trend positivo». Il balzo dal -4,7% del terzo trimestre 2009 all’1,1% del secondo trimestre di quest’anno, in effetti, è inequivocabile. «Una tendenza», prosegue il funzionario Ue, «che potrà proseguire se si registrerà un ulteriore miglioramento delle esportazioni e dei consumi privati». Segnali positivi sono arrivati ieri dall’Istat, che ha confermato la ripartenza dell’industria registrando a luglio un rialzo annuo dei prezzi della produzione del 3,9%, la crescita più alta dall’ottobre del 2008. Un dato che si scontra però con il -0,1% su base mensile, che rappresenta una leggera battuta d’arresto rispetto alle precedenti rilevazioni. Hanno rallentato la corsa anche le esportazioni extra Ue, che a luglio sono cresciute del 16,7% sul 2009 rispetto al 26,4% di giugno.
Tornando sul fronte europeo resta in recessione la Grecia (-1,5%), mentre la Spagna fa registrare uno striminzito +0,2%. Sebbene il periodo più nero della crisi economica sembri alle spalle,  Bruxelles insiste comunque sulla linea del rigore dei conti pubblici, per tagliare drasticamente deficit e debito, e sulla necessità di andare avanti sulle riforme strutturali, soprattutto quelle tese ad abbattere la spesa pubblica.
A discuterne saranno i ministri finanziari che si ritroveranno la prossima settimana a Bruxelles, dove martedì è programmata una riunione della task force per la riforma del Patto Ue di stabilità e di crescita, mentre mercoledì si riuniranno Ecofin ed Eurogruppo.
Sul tavolo dei responsabili europei delle finanze ci saranno anche i dossier sulla tassazione delle attività finanziarie e, soprattutto, sulla supervisione europea. Sul pacchetto di misure che danno vita alle autorità Ue di supervisione finanziaria su banche, assicurazioni, mercati e rischio sistemico ieri è stato finalmente trovato un accordo tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione Ue. L’intesa dovrà ora essere ufficialmente ratificata con il voto in plenaria a fine settembre dell’Europarlamento e dal Consiglio Ue.
Nell’attesa delle nuove regole la Bce ha deciso di prolungare fino a metà gennaio le misure straordinarie per sostenere la liquidità delle banche. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, che ieri ha lasciato i tassi invariati all’1%, ha assicurato che la decisione di prolungare il finanziamento illimitato e a tasso fisso (di favore) agli istituti di credito dell’Eurozona è di natura tecnica e non implica segnali di politica monetaria. Tuttavia è chiaro che per vedere una ripresa del processo di exit strategy bisognerà aspettare, al più presto, il primo trimestre dell’anno prossimo.
La Bce ha rivisto al rialzo le stime sul pil europeo del 2010 (dall’1 all’1,6%) e il 2011 (dall’1,2 all’1,4%), ma Trichet non si fida. Malgrado la crescita stia andando meglio del previsto, ha detto il numero uno dell’Eurotower, «è necessario restare cauti e prudenti, senza cantare ancora vittoria». Le banche ringraziano.

© Libero