venerdì 10 settembre 2010

Scontro sulla rete. Aumentano le tariffe ma Fastweb decuplica la sua banda larga

 All’indomani dell’annuncio dell’Opa Swisscom su Fastweb si riaccende il confronto sul futuro della rete ultraveloce in Italia. Ad infiammare il dibattito ci ha pensato ieri l’Agcom, che pur limando le cifre rispetto alla proposta iniziale ha ufficializzato l’aumento delle tariffe di unbundling, ovvero del canone mensile che gli operatori telefonici devono pagare a Telecom per l’utilizzo della “vecchia” rete in rame. La delibera dell’authority per le Tlc prevede il passaggio dagli attuali 8,49 ad 8,70 euro per il 2010, che diventeranno 9,14 nel 2011 e 9,48 nel 2012. Nulla di clamoroso, secondo l’autorità guidata da Corrado Calabrò, che sottolinea come l’Italia sia ancora ben al di sotto della media dei primi sedici Paesi della Ue, che è di 9,46 euro. Tutt’altra la versione degli operatori alternativi Fastweb, Wind, Vodafone e Tiscali che oltre a sottolineare l’inevitabile ricaduta degli aumenti sulle bollette degli italiani, fanno presente che rispetto all’Europa a 27 (dove la media scende a 8,38 euro) l’Italia si collocherebbe come uno dei Paesi più cari. Non solo, secondo le società di tlc la decisione si pone anche in controtendenza rispetto ad un trend europeo dove le tariffe della rete in rame stanno scendendo per favorire la realizzazione della rete di nuova generazione.
La tesi è che remunerare eccessivamente l’infrastruttura esistente è il modo migliore per scoraggiare il proprietario, l’ex monopolista, ad investire sulla nuova rete.
Ad aumentare un altro po’ la tensione ci ha messo lo zampino proprio il Comitato Ngn, l’organismo istituito dall’authority (in cui sono rappresentati tutti gli operatori) che sta lavorando alla definizione di un documento sulle linee guida per la transizione verso le reti ultraveloci. Dal Comitato è, infatti, trapelato un documento (finito sulle pagine del Sole 24 Ore) che nella sostanza metterebbe sullo stesso piano gli operatori alternativi e l’ex monopolista. Immediata la protesta di tutti le società di tlc in concorrenza con Telecom, che hanno disconosciuto il comitato e chiesto che la faccenda torni direttamente in mano all’Agcom. La vicenda è sul tavolo della prossima riunione dell’organismo, prevista per il 15 settembre. Nel frattempo, però, dall’authority fanno sapere che quelle del Comitato restano in ogni caso proposte di lavoro e che la definizione delle linee guida spetta soltanto all’Agcom. Comunque sia, i tempi saranno abbastanza stretti. Calabrò vuole chiudere nel giro di alcune settimane la stesura di un primo documento che dovrà poi passare al vaglio di Bruxelles e in seguito sarà messo in consultazione per recepire le proposte dei soggetti interessati.
Il mancato accordo tra gli operatori sulle linee guida rappresenta di sicuro un macigno sulla strada del tavolo promosso dal viceministro allo Sviluppo, Paolo Romani, che era rimasto congelato prima dell’estate su posizioni abbastanza divergenti tra Telecom e gli operatori alternativi. Si parla di una convocazione di una nuova riunione con tutti gli ad delle società di tlc per il 13 settembre, ma la data è ancora da confermare.
Nell’attesa, Fastweb ha deciso di fare da sola, perlomeno sulla velocità. Da qualche giorno la società di telefonia ha infatti reso operativa la possibilità di portare la capacità della sua rete in fibra ottica dagli attuali dieci mega a 100 mega. Di fatto, si tratta di raggiungere con diversi anni di anticipo gli obiettivi finali posti dalla Ue nell’agenda digitale varata lo scorso maggio. Le città che potranno usufruire del servizio Fibra 100 sono Milano, Roma, Genova, Torino, Bologna, Napoli e Bari. Complessivamente i 31mila chilometi di banda ultraveloce sparsi per l’Italia potranno raggiungere circa 2 milioni di famiglie e microimprese italiane. Inutile il confronto con la media italiana di 4,1 mega, ma consentire a così tante persone di navigare in Internet a queste velocità rappresenta un’eccezione anche in Europa.

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