lunedì 13 settembre 2010

L’Italia ribatte col Pil ai gufi mondiali

Dopo la doccia fredda arrivata dall’Ocse, l’Italia si riconsola con l’Istat. Se l’Organismo internazionale ha infatti previsto per il nostro Paese una crescita al rallentatore, con l’andamento più debole tra gli Stati del G7, l’Istituto nazionale di statistica ieri ha rivisto al rialzo i dati sulla crescita. Alcuni economisti hanno cinicamente fatto notare che i due verdetti non sono affatto in contraddizione, visto che l’Istat fotografa il passato e l’Ocse prevede il futuro. Di sicuro i problemi da affrontare, a partire dal deficit di produttività segnalato ultimamente sia da Bankitalia che dalla Bce, restano. E ad imporre cautela ci sono pure gli altri dati, diffusi sempre ieri dall’Istituto, che registrano una frenata nella produzione industriale dopo l’ottimo andamento dei mesi precedenti.

Sta di fatto, però, che in barba alle previsioni catastrofiche delle cassandre, che «verosimilmente saranno smentite», dice il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, l’Italia per ora tiene. Nel secondo trimestre il Pil è infatti cresciuto dello 0,5% rispetto al primo e dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Il dato non solo è più alto della stima preliminare che si attestava rispettivamente a +0,4% e +1,1%, ma riporta il Paese ai livelli pre crisi. La crescita rispetto al primo trimestre è infatti la migliore addirittura dal secondo trimestre 2006, mentre quella tendenziale (anno su anno) la più alta dal terzo trimestre 2007, ovvero dall’inizio ufficiale della crisi economica.

La crescita acquisita per il 2010, spiega l’Istat, è dunque dello 0,9%, superiore allo 0,8% delle stima preliminare. L’Istituto nazionale segnala che nel secondo trimestre sono aumentate soprattutto le importazioni (+0,8% sul primo trimestre e +8,2% sull’anno) mentre i consumi finali nazionali si sono limitati a un aumento dello 0,1% congiunturale e dello 0,3% sul secondo trimestre 2009. Cresciute anche le esportazioni, aumentate del 3,3% sul primo trimestre e del 9,2% sullo stesso periodo del 2009.

A frenare gli entusiasmi, come si diceva, ci sono i dati poco incoraggianti sull’industria. La produzione è cresciuta a luglio solo dello 0,1% su giugno e del 4,8% (dato corretto per gli effetti di calendario) su luglio 2009. Si tratta di una frenata non trascurabile rispetto ai mesi precedenti. A giugno l’aumento congiunturale era stato dello 0,5% e quello tendenziale dell’8,1%, mentre a maggio si erano avuti incrementi addirittura del 7,3% e dell’1%.

Tra i settori è l’industria il comparto che registra la crescita più sostenuta (dopo aver subito la crisi più profonda) con un +0,8% congiunturale e un +3,1% sull’anno (68.137 milioni di valore aggiunto nel complesso) mentre i servizi (197.188 milioni di valore aggiunto nel complesso) segnano un aumento dello 0,6% sul primo trimestre e dello 0,9% sullo stesso periodo del 2009. Torna a camminare infine l’agricoltura, che con un aumento dello 0,4% conferma l’inversione di rotta dell’andamento tendenziale del valore aggiunto che aveva già fatto segnare un incremento dello 0,5% nel primo trimestre dopo il crollo del 2009.

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