venerdì 13 agosto 2010

I russi telefonano con Wind

Non hanno neanche fatto in tempo a spegnersi le voci su un presunto interesse per l’As Roma, che Naguib Sawiris si trova di nuovo al centro dei rumors della comunità finanziaria. Questa volta l’affare è più grosso e, soprattutto, più concreto. Sul piatto c’è la possibilità che il magnate egiziano si affidi ai russi per alleggerire la sua esposizione con le banche. In cambio, il manager è disposto a cedere i gioielli di famiglia, a partire dall’italiana Wind, che è l’unica società della galassia che continua a macinare utili. Ma in vendita ci  sarebbe anche il 51% di Orascom Telecom, il colosso egiziano delle tlc presente in sette mercati emergenti di Medio Oriente, Africa e Asia del Sud.
A farsi avanti, secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano russo Kommersant, sarebbe Vimpelcom, la seconda compagnia telefonica del Paese. Un gigante con quartier generale ad Amsterdam, nato da una fusione di asset di Alfa Group e della norvegese Telenor. Attiva oltre alla Russia, in Ucraina, Kazakhstan, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Georgia, Armenia, Vietnam e Cambogia, Vimpelcom copre un territorio di circa 345 milioni di persone. I suoi brand più noti sono Beeline e Kyivstar.
L’operazione, stando ad alcune fonti vicine al dossier, avrebbe un valore di circa 6,5 miliardi di dollari, esclusi i debiti del gruppo egiziano, e sarebbe realizzata in gran parte carta contro carta (ovvero con uno scambio di titoli). Sawiris e i suoi soci potrebbero ricevere oltre ai contanti circa il 20-23% delle azioni aventi diritto di voto della Vimpelcom, la cui capitalizzazione di mercato è attualmente di 22,6 miliardi di dollari. Si tratterebbe di una valutazione coerente con con il valore della quota in Orascom Telecom (2,4 miliardi di dollari) e di Wind (2 miliardi post indebitamento).
Secondo Kommersant, in seguito all’operazione, le partecipazioni dei principali azionisti della Vimpelcom, la norvegese Telenor e la russa Alfa Group, si ridurrebbero rispettivamente al 27% e al 35%, contro il 36,03% e 44,65% attualmente detenuto.
«Gli accordi implicano quasi un raddoppio della dimensione di Vimpelcom a livello di ricavi e la sua trasformazione in un operatore veramente internazionale con una esposizione geografica diversificata», spiegano in una nota gli analisti di Unicredit Securities. Una crescita che rientrebbe nei piani del gruppo, visto che l’operatore nel marzo scorso aveva detto di volersi preparare a competere con giganti del calibro di Google e Apple.
Resta da capire se il progetto rientra anche nei piani di Sawiris. Ieri sia i russi sia gli uomini del miliardario egiziano hanno evitato qualsiasi commento. Mentre Orascom Telecom, sollecitata anche dalla Consob del Cairo (l’Egyptian Exchange), si è limitata a dichiarare in una nota che la società «non è coinvolto in alcuna trattativa», aggiungendo però di non «poter fare alcun commento sugli azionisti». Come dire: se chi detiene il 51% delle azioni (la Weather Investment di Sawiris) ha deciso di vendere, non è cosa che ci riguarda.
Di sicuro prima o poi Sawiris dovrà ripagare le quote dei tre fondi di private equity entrati in Weather nel 2008 se non vuole che l’intero gruppo finisca in pancia ad Apax, Madison e Ta. La holding del magnate, 374esimo posto nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale stimato in 2,5 miliardi di dollari, ha sul groppone oltre 15 miliardi di debiti.
L’unica attività che porta soldi, come si diceva, è la nostra Wind, che attualmente ha un valore di circa 11 miliardi, 5,5 volte il margine operativo lordo. Anche il terzo operatore italiano, malgrado l’ottimo flusso di liquidità, ha comunque diversi miliardi di debiti (8,2), che per ora sta rimborsando sempre in anticipo sulle scadenze. Le cose vanno meno bene per Wind Hellas (la compagnia greca) e Orascom, che oltre all’esposizione non riescono a produrre profitti soddisfacenti. Il gruppo telefonico egiziano ha chiuso il secondo trimestre del 2010 con una perdita netta di 41,4 milioni di dollari rispetto ai 118 milioni di utili del 2009. I ricavi hanno raggiunto i 2,04 miliardi (+1%), mentre il margine operativo lordo si è attestato a 878 milioni e il debito netto a fine giugno è sceso a 4,6 miliardi.
La prospettiva dell’acquisto non ha comunque entusiasmato gli investitori, che a New York hanno penalizzato il titolo Vimpelcom provocando una flessione del 6,54%.

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