mercoledì 4 agosto 2010

Il Brasile balla la samba della ripresa

Altro che Rio. La vera samba brasiliana è quella che si balla alla Borsa di San Paolo, dove l’entusiasmo degli investitori sembra inesauribile. Lunedì l’indice Bovespa ha chiuso le contrattazioni in rialzo dell’1,5% a 68.517 punti. La giornata è stata complessivamente positiva per tutti i mercati dell’America Latina e a spingere i titoli sono stati principalmente i prezzi delle materie prime (in particolare rame e petrolio) saliti alle stelle. Ma per il listino di San Paolo si tratta dell’undicesima seduta consecutiva che si conclude con il segno più. Una serie positiva che non si vedeva da 7 anni e che si va ad aggiungere ad un +10,8% realizzato dal listino nel solo mese di luglio.
Una sorpresa? Non proprio. Il Bovespa è ben conosciuto da chi si occupa di mercati finanziari. Nel 2009 infatti la Borsa brasiliana, la quarta al mondo come valore di scambi, ha battuto ogni record. Le azioni quotate sulla piazza di San Paolo, mentre sui mercati dei Paesi più industrializzati soffiavano venti di crisi, hanno ottenuto complessivamente una valorizzazione del 120,9%. Una percentuale che ha permesso al Brasile di piazzarsi al primo posto davanti a Indonesia (118%), Russia (101%), Cile (80%) ed Argentina (58%).
L’euforia borsistica brasiliana non è frutto della speculazione, che pure è sicuramente presente in un mercato dinamico e caratterizzato da forti oscillazioni, ma è lo specchio di una corsa complessiva di tutto il sistema economico. Nel primo trimestre del 2010 il Pil è cresciuto del 9% su base annua. Ben più delle altre economie principali della regione, che hanno comunque tutte, tranne il Venezuela, registrato una robusta crescita.
La realtà è che il Brasile, sfruttando le opportunità che la crisi ha concesso e sta concedendo ai Paesi emergenti, sta vivendo una fase di espansione a ritmi “cinesi”. Un aggettivo non casuale, visto che la Cina occupa un posto di primo piano nel boom brasiliano. Il gigante asiatico è infatti diventato il primo mercato di sbocco (soprattutto per quanto riguarda le materie prime) per il Paese latino, superando Stati Uniti ed Unione europea. In altre parole, quando cresce il primo, lo fa anche il secondo. Al punto che ora la preoccupazione degli economisti è che il Paese vada troppo veloce. L’inflazione, ad esempio, dovrebbe continuare a salire nei prossimi mesi, per chiudere l’anno sopra il 5,5%, superando così l’obiettivo del 4,5% della Banca centrale, che è pronta ad intervenire con una serie di rialzi dei tassi d’interesse.
Nell’attesa di nuovi sviluppi, tenendo conto che ad ottobre ci sono le elezioni presidenziali, c’è chi anche da noi sta ballando al ritmo di samba. Sono molte infatti le società italiane che hanno importanti interessi nell’area. Impregilo, Parmalat, Pirelli, ma soprattutto Fiat e Telecom. Proprio ieri la controllata brasiliana del gruppo di tlc, Tim Partecipacoes, ha chiuso il secondo trimestre con utili ordinari e margini in forte crescita. Risultati che hanno spinto il titolo a San Paolo oltre il 3% di guadagno.
Ma l’espansione più forte sul mercato brasiliano in questo momento è quella che sta vivendo la Fiat. Il Lingotto a luglio è riuscito a fare addirittura meglio (+16%) dell’andamento complessivo del settore dell’auto (+15%) che continua a crescere con forza.  Le auto vendute complessivamente sono arrivate a 285mila, delle quali 70 mila della Fiat. La casa torinese ha mantenuto il primo posto nell’accumulato dei primi sette mesi dell'anno, con 411 mila vetture vendute (37 mila in più della seconda collocata, la VolksWagen), pari al 23% del mercato complessivo dell’auto in Brasile. Se continua così la Nuova Uno, l’auto sviluppata in Brasile per dar seguito al successo del vecchio modello, potrebbe diventare presto il modello più venduto, battendo lo storico primato della tedesca Gol.

© Libero