giovedì 6 giugno 2013

Martino: «Europa in mano ai bigotti Riprendiamo la sovranità»

Professor Antonio Martino, lei è euroscettico da tempo. Ora cosa pensa?
«Che Le mie preoccupazioni sono state confermate in misura molto più drammatica di quanto pensassi. L’Italia, ma tutta l’Eurozona non è in recessione, ma in profonda depressione. Negli ultimi anni abbiamo avuto un calo del reddito superiore a quello che si ebbe in America all’epoca della grande depressione del ’29. Negli ultimi tre anni sono morte 55mila imprese, i disoccupati hanno raggiunto quota 3 milioni. E ho notizia che gli immigrati non solo non cercano più di entrare in Italia, ma alcuni di loro tornano nei Paesi di origine».

Colpa dell’Europa?
«Se in una data zona c’è un Paese che segue una politica espansiva e un altro che segue una politica recessiva, le due politiche si compensano. Ma se tutti i Paesi dell’Eurozona seguono una politica recessiva le conseguenze si amplificano».

Tutti se la prendono con la crisi mondiale...
«Guardi, non si possono avere contemporaneamente più di due delle seguenti tre cose: il pareggio di bilancio, un alto livello di spesa pubblica, la crescita economica. Se si ha un alto livello di spesa pubblica e il pareggio di bilancio non si ha crescita economica. Se si ha il pareggio del bilancio e un basso livello di spesa pubblica si ha la crescita. Il problema è che noi abbiamo, per una bigotta interpretazione dei trattati di Maastricht cara alla signora Angela Merkel, adottato tutti una politica di bilancio assolutamente demenziale».

A questo punto, meglio uscire dall’euro?
«Uscire dall’euro è molto complicato, ma non è impossibile né sono certo che sia indesiderabile. La soluzione più semplice, però, è applicare i Trattati di Maastricht. Che dicono che la politica monetaria è responsabilità della Bce e la Bce non può monetizzare il debito degli Stati. Mentre la politica di bilancio è responsabilità di ogni singolo Stato».

E se uno Stato ha troppi debiti?
«Negli Stati Uniti tutti utilizzano la stessa moneta, che è il dollaro, però ogni singolo Stato segue la politica tributaria e di bilancio che crede. Ad esempio in Texas non esiste l’imposta statale sul reddito. Il Texas ha le finanze in ordine, cresce rapidamente e l’occupazione è in aumento. La California, invece, che ha una specie di welfare state socialista e spende un sacco di soldi è in debito, ma non verrà mai in mente a nessuno di sostenere che i texani debbano pagare il debito dei californiani. Né nessuno si scandalizza del fatto che il tasso dei titoli di Stato texani sia molto più basso del tasso di quelli californiani. Lo spread in America non fa un baffo a nessuno. Se la California non riesce più a pagare i suoi debiti fallisce. E chi ha comprato i suoi titoli si attacca».

Ma il progetto degli Stati Uniti d’Europa prevede invece cessioni sempre maggiori di sovranità...
«Il problema è che non esiste uno stato europeo, ma solo una masnada di eurocrati strapagati ed esentasse, non esiste una politica estera comune, non esiste una politica di difesa, esistono soltanto dei cialtroni che vogliono imporci quello che fa comodo a loro. Questi mascalzoni devono essere mandati a casa perché con l’Europa non hanno niente a che spartire. L’ideale di Europa sta venendo distrutto dalle mascalzonate della gentaglia di Bruxelles».

In un Europa dei sogni, come dovrebbe comportarsi l’Italia?
«L’Italia dovrebbe rendersi conto che non si può permettere questo stato assistenziale corrotto, inefficiente e costosissimo. Che non può permettersi di avere le regioni, le province, i municipi, le comunità montane».

E come avrebbe affrontato la questione dello spread?
«Impipandomene. C’è uno studio di Bankitalia che dimostra che la situazione sarebbe gestibile anche con un tasso dell’8%. Lo spread comunque scomparirebbe immediatamente se l’Italia, accanto alla riforma del welfare e del sistema di governo locale, facesse riforma fiscale per tappare i buchi che, come accade con gli acquedotti, fanno perdere per strada la metà del gettito».

E cioè?
«Una sola imposta sul reddito delle persone fisiche al 20% e una sola aliquota sul reddito delle società al 25%. E lei vedrà che il gettito non solo non diminuirà, ma aumenterà enormemente».

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