sabato 1 giugno 2013

Ristrutturazioni e bonus, occhio a Iva e redditometro

Il ministro delle Infrastruttura, Maurizio Lupi, parla di «una scossa all’economia» e quantifica in 2 miliardi di pil l’effetto delle misure. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha stimato «un primo impatto macroeconomico che potenzialmente dovrebbe essere superiore a circa un decimo di punto di pil nel 2013». E l’effetto benefico si dispiegherà anche negli anni a venire. In quanto, ha spiegato, «gli interventi porteranno a minori costi per l’energia e al miglioramento delle performance delle apparecchiature utilizzate, che dovrebbe migliorare anche il potere d’acquisto delle famiglie».

 Anche il mondo delle imprese, almeno per ora, sembra condividere quanto sostenuto dal governo. E cioè «che l’effetto concentrato nel tempo della proroga e l’aumento della percentuale della detrazione» daranno «un forte impulso all’economia di settore e in particolare al comparto dell’edilizia specializzata, caratterizzato da una forte base occupazionale, concorrendo in questo momento di crisi al rilancio della crescita e dell’occupazione».
Eppure, le insidie contenute nella mossa del governo non sono poche. Intanto, c’è l’aumento dell’Iva. Saccomanni si è nascosto dietro la formula della «razionalizzazione delle aliquote, che sono più basse rispetto alla norma». Resta il fatto, come ci ricorda Coldiretti, che 23 milioni di italiani acquistano nei distributori automatici e oltre 10 milioni lo hanno fatto regolarmente nel 2012.

Per quanto riguarda l’editoria, seppure in continuo calo, in Italia ci sono ancora 21 milioni di italiani che leggono regolarmente quotidiani, settimanali e mensili. Saranno loro, per i prossimi dieci anni, a fornire le risorse necessarie per pagare i bonus sull’edilizia. E quando la copertura non sarà più necessaria? Pensare che tra dieci anni un governo possa riportare le aliquote al valore di partenza è inimmaginabile. Più facile è invece prevedere che questi aumenti si andranno a incardinare su quelli futuri, a partire da quello già previsto dal primo luglio che porterà l’aliquota dal 21% (compresi, a questo punto i gadget dell’editoria) al 22%.

Sul piano fiscale c’è poi da calcolare, come avrà sicuramente fatto Saccomanni, una verosimile quota di emersione dal nero. Buona per l’erario e per l’economia. Occhio, però, al redditometro. Quando la nonna ci presterà i soldi per sfruttare l’ultima finestra delle agevolazioni, chi spiegherà al direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, che quei soldi dovranno essere esclusi dalle rilevazioni del redditometro?
Quanto all’efficienza energetica, la norma andrà vista nel dettaglio per capire esattamente quali sono gli interventi che non riguardano l’involucro edilizio e saranno quindi esclusi dall’agevolazione fiscale. Già da ora, invece, si conoscono le norme accessorie collegate al bonus. Ovvero l’introduzione di una giungla di requisiti relativi alla prestazione energetica degli edifici e di certificazioni che dovranno essere richieste e ottenute nei prossimi anni. Vincoli che riguarderanno principalmente gli edifici di nuova costruzione, ma che saranno obbligatori anche in caso di interventi di ristrutturazione, di vendita e di locazione di unità immobiliari. Gli italiani hanno già sperimentato negli ultimi anni i disagi e i costi provocati dall’intricatissima normativa in materia energetica. Da ora in poi, sembra di capire, sarà peggio. 

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