Può sembrare una beffa, ma nello stesso provvedimento che sblocca i debiti della Pa alle imprese, 400 milioni di soldi destinati ai quei pagamenti finiscono in tasca ai sindaci. Il rischio paventato dalle associazioni imprenditoriali si è puntualmente concretizzato con il via libera al decreto arrivato ieri dall’Aula del Senato.
L’assemblea ha infatti dato l’ok (con 247 voti a favore, nessun contrario e 7 astenuti) all’emendamento di sintesi presentato dai due relatori, Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Ali (Pdl). Ed è proprio lì che si annida lo scherzetto per le aziende. Per consentire ai Comuni di compensare i pagamenti Imu 2012-2013 relativi agli immobili di loro proprietà, governo e Parlamento non hanno trovato di meglio che andare a rovistare negli anticipi di cassa destinati alle imprese. Il contributo di 600 milioni nel biennio 2013-2013 ai sindaci sarà infatti finanziato per 400 milioni (200 nel 2013 e 200 nel 2014) con una bella sforbiciata al Fondo gestito dalla Cdp per assicurare agli enti locali la liquidità per pagare i debiti pregressi.
La mossa, giustificata dai relatori con la promessa del governo di un ricostituzione della somma nel 2014, va ad intaccare ulteriormente lo stock da 10 miliardi per il 2013 e 16 miliardi nel 2014, che era già stato rosicchiato alla Camera rispetto alla sua dotazione originaria. Ora, con il provvedimento passato a Palazzo Madama, il fondo scende da 9,5 a 9,3 miliardi per l’anno in corso e da 14,7 a 14,5 per il prossimo.
Oltre all’esonero per i comuni del pagamento dell’Imu, attraverso l’eliminazione della riserva dello Stato sugli immobili produttivi di proprietà del municipio, il Senato ha anche dato il via libera agli emendamenti che rivedono i criteri per la ripartizione del fondo sperimentale di riequilibrio e la semplificazione dei criteri per il riparto del fondo di solidarietà comunale per il 2013. Semaforo verde anche ad una modifica del ddl di conversione in materia di rinnovo dei Consigli di presidenza della giustizia tributaria.
Quanto ai debiti della Pa, il testo, che dovrà ora tornare alla Camera per un esame lampo entro il 7 giugno, sblocca definitivamente i 40 miliardi di pagamenti in due anni. Non solo. Con una modifica approvata alla Camera si pongono anche le basi per un’ulteriore tranche: le nuove erogazioni potranno essere effettuate attraverso operazioni di tutti gli operatori finanziari, compresa Cdp.
A pagare gli oltre 550 milioni di euro che servono a copertura del dl nel 2014 sarà l’incremento Iva dovuto al pagamento delle nuove fatture mentre nel 2015 saranno i tagli lineari ai ministeri, con l’eccezione di scuola, università. Salvi anche l’Expo e i fondi per la cooperazione allo sviluppo.
Per il 2013 saranno esclusi dal Patto di stabilità interno i pagamenti di debiti di parte capitale. Mentre le regioni possono modificare, a invarianza di contributo, gli spazi finanziari ceduti a province e comuni. Ammorbidite anche le sanzioni per quegli enti locali che hanno sforato il patto di stabilità a causa del mancato pagamento dei debiti.
Per le imprese sarà possibile compensare crediti e debiti fino alla soglia di 700mila euro. Con una modifica approvata alla Camera si prevede inoltre che siano interessati i ruoli emessi fino al 31 dicembre 2012. Dal 2014 scatterà invece la concessione della garanzia dello Stato per «agevolare la cessione» dei crediti maturati entro fine 2012 «a banche e ad altri intermediari finanziari» e anche a favore di istituzioni finanziarie. Novità che secondo la maggioranza consentirà di pagare tutti i debiti entro il 2014.
Spetterà alle amministrazioni identificare i soggetti che hanno diritto e gli importi da pagare. Se gli importi superano le disponibilità sarà seguito il criterio dell’anzianità del credito scaduto. Previste multe salate, fino a 100 euro al giorno, per i dirigenti che non rispettano la tabella di marcia.
Le amministrazioni dovranno inoltre effettuare una ricognizione completa dei debiti commerciali relativi al passato fino a tutto il 2012.
Anche i singoli professionisti, infine, potranno mettersi in fila e riscuotere i crediti accumulati nei confronti della Pa.
Sul fronte fiscale, per il solo 2013 i comuni potranno modificare la scadenza della Tares, fissata a luglio, e il numero delle rate del tributo. E i sindaci avranno sei mesi di tempo in più per organizzare la riscossione in proprio dei tributi, fino al primo gennaio 2014. Di fatto, una proroga dei poteri di Equitalia.
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