sabato 15 giugno 2013

Occhio, sull'Iva può cadere Letta

Forse Nichi Vendola esagera quando dice che la parabola del governo Letta è già allo show down. Ma l’atmosfera che si respira in questi giorni nella maggioranza non è molto diversa. Il braccio di ferro tra il Pdl e il governo sulle tasse è diventato così serrato da far pensare che, in mancanza di cambi di rotta immediati dell’esecutivo, il momento della resa dei conti potrebbe essere davvero vicino. A rendere ancora più forte l’odore delle elezioni ci sono poi le indiscrezioni insistenti relative ad una mossa della Consulta che permetterebbe di fare a meno di una nuova legge elettorale. Secondo i costituzionalisti la suprema Corte, che presumibilmente riterrà legittima la questione sollevata dalla Corte di Cassazione, potrebbe evitare il vuoto legislativo, cancellando il solo premio di maggioranza del Porcellum e non tutta la norma. Il che offrirebbe ai partiti una sorta di proporzionale puro per andare al voto senza riforma.

 Che qualcuno decida a breve di staccare la spina è da vedere. Di sicuro la tensione è altissima. Ieri mattina Enrico Letta ha spiegato che bisogna «avere il coraggio di dire ai cittadini la verità e di spiegare con semplicità ciò che si può fare e ciò che non si può fare perché molto spesso i no devono essere più dei si». Parole un po’ sibilline. Di tutt’altra pasta rispetto a quelle che solo qualche ora prima aveva detto di aspettarsi Renato Brunetta. «L’Iva non aumenterà, così come sarà eliminata l’Imu per la prima casa. Sono sicuro», ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, «che Letta manterrà gli impegni e che dirà parole di chiarezza sull’Iva e sull’Imu».
L’unico a parlare di Iva in termini graditi a Brunetta e al Pdl resta il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, che anche ieri ha ventilato la possibilità di rinviare l’aumento al 2014. Ma è troppo poco per placare gli animi. Maurizio Gasparri si è gettato a testa bassa contro Flavio Zanonato, che giovedì sera ha escluso la possibilità di stoppare l’aumento dell’Iva e ieri per tentare di gettare acqua sul fuoco ha annunciato che nel decreto del fare saranno inseriti tagli alla bolletta per 500 milioni e 5 miliardi della Cdp per il fondo di garanzia delle pmi. «Zanonato sveglia! Sembri un disco rotto», ha detto il vicepresidente del Senato, «Si prenda atto che il precedente aumento dell’Iva ha causato un calo di gettito».

Ma l’insofferenza del centrodestra non è circoscritta solo alle tasse. «Sul lavoro serve una proposta shock, non pannicelli caldi», ha tuonato Brunetta, «Comprendiamo che nel merito il governo abbia ascoltato solo i sindacati, mentre non sembra avere intenzione di sentire la sua maggioranza. Così non va! Se i provvedimenti non sono maturi, allora meglio non portare nulla in Cdm».
E il segno che qualcosa potrebbe rompersi è dato dall’iniziativa di Angelino Alfano, che ieri ha deciso di rompere il fronte governativo schierandosi con i colleghi del Pdl a difesa del taglio delle tasse. «Ci battiamo e ci batteremo», ha detto il vicepremier, «per eliminare l’Imu sulla prima casa e per evitare l’aumento dell’Iva. Questo l’obiettivo per il quale siamo entrati al governo». Cristallino, come chiedeva Brunetta.

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