La Confesercenti stima che nel 2013 la pressione fiscale salirà al 44,7% (dal 44% del 2012). La Corte dei conti certifica che quella reale (depurando il Pil dal sommerso) è già balzata al 53%. Ma il governo ha altro da fare. Nel Consiglio dei ministri che ha varato l’ennesima lenzuolata di semplificazioni (mentre siamo ancora in attesa che decreti e regolamenti facciano entrare in vigore quelle del governo Monti) dell’Iva, che tra dieci giorni passerà dal 21 al 22%, non si è discusso neanche di sfuggita. «Il tema non è stato toccato», spiegano il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Filippo Patroni Griffi, e il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia.
Eppure, da quanto riferiscono molti esponenti dell’esecutivo sembra che il governo non pensi ad altro. Ne è convinto, accantonate le certezze di qualche giorno fa, Flavio Zanonato, secondo cui «ogni strada sarà battuta per evitare l’aumento dell’Iva e il lavoro in questa direzione c’è». Il governo, ha assicurato il ministro dello Sviluppo di fronte ad un’altra platea ostile (dopo i fischi di Confcommercio) e molto sensibile all’argomento come quella di Confesercenti, «con spirito di collaborazione e collegialità sta facendo tutto il possibile per trovare una copertura alternativa. Ma non è semplice intervenire». Identica volontà, e identica ammissione di impotenza, è stata manifestata nella stessa sede dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che si è difeso spiegando che «i margini di flessibilità dei conti pubblici di quest’anno sono stati utilizzati per favorire la liquidità della Pmi».
A ribadire che la «coperta è corta», sempre durante l’assemblea di Confesercenti, ci ha pensato pure Stefano Fassina, che ieri non si è nemmeno sbilanciato, come aveva fatto nei giorni scorsi, sull’ipotesi di un mini rinvio: «Ci sono varie ipotesi sul tavolo e si cerca la soluzione migliore». Anche il viceministro dell’Economia ha comunque assicurato «che il governo sta lavorando» e che «sono tutti impegnati per raggiungere l’obiettivo».
L’unico che ha lasciato aperto uno spiraglio, almeno al congelamento dell’ imposta, è stato Pier Paolo Baretta. «Bisogna mettere in ordine le priorità, tra Iva, Imu, occupazione giovanile. Tutto non ci sta», ha premesso il sottosegretario all’Economia intervenendo a Radio Anch’io. Aggiungendo, però, che «volendo trovare un punto di mediazione, forse un rinvio dell’aumento sarebbe la soluzione».
Nell’attesa che il governo tiri fuori dal cilindro qualche idea per disinnescare l’aumento, dalla Corte dei conti arriva l’ennesimo allarme sul peso insostenibile delle tasse. La pressione fiscale effettiva ha raggiunto livelli stellari, ha detto il presidente Luigi Giampaolino davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, «impennandosi fino al 53%, dieci punti sopra quella apparente». Ed è proprio sull’Iva, tra le altre criticità del sistema fiscale, che si concentra l’attenzione della magistratura contabile, secondo cui il buco provocato dall’evasione dell’imposta indiretta si aggira sui 46 miliardi l’anno (dato 2011). Una voragine dovuta anche all’impossibilità per le imprese di sopravvivere al fisco in tempo di crisi. L’aggravarsi della recessione, ha infatti spiegato Giampaolino, «ha reso evidente e clamoroso un fenomeno già noto da tempo: il ricorso ad una sorta di finanziamento improprio delle attività economiche attraverso il mancato pagamento di tributi». Il risultato è un sommerso schizzato al 18% del pil, inferiore solo a quello della Grecia.
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