domenica 3 febbraio 2013

Indagati dieci manager, ma tremano pure i politici

Gli avvisi a comparire sono già stati firmati e verranno notificati nelle prossime ore. Una decina in tutto. Questo almeno è quello che filtra dagli uffici giudiziari di Siena, che indagano sulle operazioni compiute dal vecchio management di Mps. I pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso finora hanno mantenuto il massimo riserbo sull’identità delle persone coinvolte. Ma secondo alcune indiscrezioni riportate dal settimanale Il Mondo tra gli indagati ci sarebbero gli ex vertici della Banca e i responsabili che hanno seguito direttamente l’operazione Antonveneta. A partire dall’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni fino all’ex responsabile Area finanza, Gianluca Baldassarri, l’ex presidente del collegio sindacale, Tommaso di Tanno, l’ex presidente del collegio revisori, Leonardo Pizzichi e l’ex membro del collegio revisori, Pietro Fabbretti.

C’è chi parla anche di un’attenzione degli inquirenti sul ruolo dell’ex consigliere Andrea Pianeschi, in quota Forza Italia, che fu nominato presidente di Antonveneta subito dopo l’acquisizione e costretto a dimettersi dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sul Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini. Nomi che, tuttavia, non trovano ancora alcuna conferma negli ambienti giudiziari. L’unica cosa che si dà per certa è che nella lista, almeno per ora, non ci sono né gli attuali manager né esponenti politici.
Un’assenza, quest’ultima, che sta a significare che al momento l’inchiesta prende in esame esclusivamente il ruolo svolto dal precedente management, come aveva già precisato la Procura di Siena in una nota qualche giorno fa. Tra le ipotesi di reato, a seconda delle diverse posizioni dei singoli ci sono l’associazione a delinquere, l’aggiotaggio, la turbativa, la truffa, le false comunicazioni e l’ostacolo alla vigilanza.

Gli inquirenti stanno studiando le carte in loro possesso e i documenti sequestrati dalla Guardia di finanza e lavoreranno a oltranza anche oggi. Già domani mattina potrebbero esserci i primi interrogatori. In procura, oltre agli indagati, sono attesi testimoni chiave. Come l’ex funzionario di Dresdner, Antonio Rizzo, che è solamente persona informata dei fatti. La sua testimonianza, già rinviata per motivi familiari, dovrebbe tenersi proprio domani. Nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto di Antoveneta da parte di Mps, l’ex funzionario della banca tedesca, dovrebbe raccontare ai magistrati senesi perché Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone avrebbero fatto parte di una sorta di «banda del 5%» ai danni dell'istituto senese.
Altre voci non confermate, invece, sostengono che la procura abbia già una buona fonte interna, un manager dell’area finanza di Mps, che avrebbe svelato i reali termini dell’accordo che portarono alla presunta plusvalenza ricavata dall’acquisizioni di Antonvenete dagli spagnoli del Santander.

Intanto ieri si è tenuto al Tar di Roma il duello tra Bankitalia e le associazioni dei consumatori. Il tribunale amministrativo del Lazio, hanno spiegato da Via Nazionale, avrebbe respinto la richiesta di misure cautelari non concedendo la sospensiva dei Monti Bond. L’udienza di merito sul ricorso che chiede il blocco del provvedimento che dà il via libera al prestito di 3,9 miliardi alla banca senese è comunque fissata per il 20 febbraio. La Banca d’Italia ha chiesto il rigetto del ricorso per la sua inammissibilità e infondatezza e «la condanna del Codacons al pagamento di una sanzione pecuniaria per lite temeraria, considerata la pretestuosità del ricorso». Inoltre via Nazionale ha espresso «piena disponibilità» a consegnare la valutazione tecnica con cui Bankitalia ha autorizzato la sottoscrizione dei Monti bond al presidente del Tar «nel rispetto delle norme di legge a tutela delle informazioni sensibili».

In mattinata il presidente del Codacons Carlo Rienzi aveva denunciato la «scarsa trasparenza» per non aver consegnato al Tar il documento e chiesto «le dimissioni del governatore». Secondo il Codacons, infatti, il prestito sarebbe condizionato all’impegno di Mps sull’assenza di eventi successivi al 30 giugno 2012 «che abbiano o possano avere impatto negativo rilevante con riferimento alla propria situazione patrimoniale finanziaria e reddituale». I presupposti per il prestito, insomma, non ci sarebbero. «I Monti bond devono essere bloccati», ha tuonato Rienzi, «e la Banca, che non ha dato le informazioni, va commissariata».
Intanto la Gdf di Siena ha concluso una verifica sull’acquisto di azioni Unipol da parte di Mps negli anni 2005-2006 ed ha già trasmesso il verbale alla procura. La plusvalenza (circa 100 milioni) sarebbe stata erroneamente registrata nei bilanci della banca che avrebbe tratto un vantaggio fiscale dall’operazione.

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