sabato 2 febbraio 2013

Le procure all'attacco. Ora indagano Bankitalia

Oltre ad Mps, anche Bnl, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Credem. Ma il piatto forte è Bankitalia, indagata per omessi controlli. La procura di Trani aggiunge un altro trofeo alla sua collezione di indagati eccellenti. Lo scorso novembre i pm del capoluogo pugliese hanno chiesto il rinvio a giudizio di 5 manager di Standard & Poor’s e 2 di Fitch, con l’accusa di manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata, ma solo qualche anno fa, nel 2010, nel loro mirino era finito anche il presidente del Consiglio, indagato, insieme all’ex dg della Rai, Mauro Masi, e all’ex commissario Agcom, Giancarlo Innocenzi, per abuso di ufficio ai danni del povero Michele Santoro, allora conduttore di anno zero. Inchiesta poi passata a Roma per competenza e archiviata giovedì scorso scorso dal gip Carlo Figliola per l’inesistenza del danno e la mancata violazione di alcuna norma di legge. Stessa conclusione a cui si era già arrivati alla fine del 2010 per il procedimento a carico di Augusto Minzolini, allora direttore del Tg1 indagato per violazione del segreto istruttorio con l’accusa di aver rivelato particolari del suo interrogatorio davanti ai pm di Trani.

Ora tocca alle banche. L’inchiesta riguarda i derivati sottoscritti con forti perdite da imprenditori del nord barese. L’ipotesi nei confronti di Mps, Bnl, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Credem è di usura e truffa aggravata. Diverse decine gli indagati, quasi tutti funzionari e dirigenti dei cinque istituti di credito. Ma i magistrati di Trani puntano anche agli ispettori di Consob e Bankitalia. In particolare, nel mirino dei pm Michele Ruggiero e Antonio Savasta, c’è l’attività di controllo che avrebbe «omesso di sanzionare le condotte» delle banche «in danno della clientela» per l’emissione di contratti di tipo “interest rate swap”. Si tratta di derivati che venivano di offerti ai clienti che chiedevano un prestito. Venivano presentati, secondo l’accusa, come prodotti capaci di garantire i sottoscrittori dall’eventuale rialzo dei tassi variabili. In realtà, le imprese pagavano due volte tassi passivi: sia quelli derivanti dai mutui, sia le perdite sui derivati. Nell’ambito di questa indagine, nel gennaio 2012 sono stati sequestrati a Mps e Banco di Napoli (gruppo Intesa) contratti interest rate swap per oltre 220 milioni e la somma complessiva di circa 10 milioni, di cui 4 milioni equivalenti all’ingiusto profitto fino ad allora percepito dagli istituti di credito e circa 6 milioni relativi ai prevedibili futuri flussi derivanti dai contratti in corso.

Mentre il Banco di Napoli, dopo il sequestro ha firmato circa 150 transazioni con i sottoscrittori dei derivati, Mps avrebbe continuato sulla sua strada. Per questo ieri, nella filiale barese di Corato della banca senese, la Gdf ha sequestrato poco più di 358mila euro. Operazione disposta dopo la denuncia presentata da un imprenditore di Corato che si era visto addebitare circa 415mila euro per perdite subite dopo la sottoscrizione di un contratto di 4,5 milioni a copertura di un finanziamento che non sarebbe mai stato concesso. Vicende tutte da verificare, che non hanno impedito però ai pm di partire a testa bassa con i sequestri. Abitudine che, se dovesse prendere piede, potrebbe facilmente paralizzare l’intero sistema bancario. Su questi aspetti e sui presunti mancati controlli di Consob e Bankitalia, i pm tranesi dovrebbero incontrare presto i loro colleghi di Siena che indagano su Mps. Ma sulla scrivania del pm Ruggiero c’è anche il fascicolo sulla manipolazione del tasso Euribor, costola della grande inchiesta internazionale su cui stanno già indagando le principali athority europee. Il sospetto è che trader stranieri anzichè comunicare agli organismi preposti il tasso a cui veniva scambiato il denaro, avrebbero concordato tra loro le comunicazioni da dare influenzando il sistema bancario e finanziario e provocando danni ai sottoscrittori di mutui e derivati agganciati all'Euribor. Nell’ambito di questa inchiesta, nella quale si ipotizzano i reati di truffa e manipolazione del mercato, è stato ascoltato ieri un dirigente di Intesa. Convocato, ha precisato la banca, che parla di «rilevanza trascurabile» delle operazioni in derivati, «solo in qualità di persona a conoscenza dei fatti».

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