martedì 19 febbraio 2013

Il Financial Times si fa beffe di Monti: arriverà dietro Grillo

L’Europa fa comodo solo quando non punge. Ma se dal più prestigioso quotidiano economico del vecchio continente, come il Financial Times, arriva una bella tirata d’orecchie, ecco che l’articolo diventa «di peso irrilevante». Non è un grande incassatore Mario Monti, che ieri si è di nuovo difeso dalle critiche del giornale della City con un attacco personale. «Il Financial Times ha diversi editorialisti», ha spiegato il Prof tentando di buttarla sullo scherzo, «Munchau di tanto in tanto prende di mira l’Italia e il sottoscritto».

La stessa cosa aveva fatto lo scorso 20 gennaio, quando il commentatore si era addirittura permesso, testualmente, di dire che Monti «is not the right man to lead Italy» (non è l’uomo giusto per guidare l’Italia)». Allora il candidato di Scelta Civica aveva liquidato la pratica sostenendo che Wolfgang Munchau ce l’aveva con la Merkel e aveva trasferito la polemica contro di lui. Ora che la Cancelliera tedesca non è più tanto popolare dalle nostre parte si è limitato a dire che ce l’ha con lui e con l’Italia. In entrambi i casi, però, non sono arrivate repliche alle osservazioni dell’editorialista. Che tanto peregrine, a dire il vero, non sono.
A gennaio Munchau aveva accusato Monti di «aver promesso riforme, ma di aver poi solo aumentato le tasse», spiegando inoltre che il merito del calo dello spread va attribuito all’altro Mario, quello che si chiama Draghi e siede al vertice della Bce.

Ieri il giornalista del quotidiano londinese, solitamente considerato in Italia una sorta di oracolo quando le vittime si chiamano in maniera diversa dall’ex rettore della Bocconi, ha di nuovo punto sul vivo il Prof, spiegando che il calo del pil italiano «è chiaramente il risultato della politica di austerità di Monti del 2012, imposta a un’economia che era già in recessione quando lui ha assunto il suo incarico».
Ma la cosa che ha fatto davvero saltare la mosca al naso al premier uscente è stato l’accenno ad una probabile disfatta elettorale. «Una delle previsioni più sicure che si possono fare sulle elezioni italiane è che la coalizione di Monti arriverà ultima tra i quattro principali contendenti». Apriti cielo.  «Benché l’articolo del Financial Times sia stato di autorevolissima attenzione del professor Brunetta», ha detto stizzito Monti, «lo considero di peso irrilevante».

Il ragionamento irrilevante di Munchau è che in Italia «sia possibile un risultato a sorpresa» dovuto, principalmente, alla sottovalutazione dei candidati alternativi al centro e alla sinistra. Il giornalista definisce, infatti, Silvio Berlusconi «uno dei più efficaci politici in campagna elettorale nella storia politica moderna» e ritiene che la destra potrebbe emergere come «il grande vincitore di queste elezioni». Quanto a Beppe Grillo, per Munchau è «per certi aspetti» un politico «ancora più efficace» in campagna elettorale e i media stanno commettendo un errore nel limitarsi a definirlo «un comico». «Liquidarlo in questo modo», scrive l’editorialista, «vuol dire sottovalutare il suo acume politico».
Secca la replica di Monti, che si rifiuta di commentare il pronostico e aggiunge: «Né Munchau ne il Financial Times sono esperti di sondaggi».


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