Tra i 60 e i 65 miliardi di dollari rastrellati con il trucco più vecchio del mondo. Chi parla bene lo definisce lo schema Ponzi, dal nome dell’italiano Carlo Ponzi, ex postino di Parma, che a cavallo tra ’800 e ’900 si imbarcò per gli Stati Uniti e svuotò le tasche a circa 40mila americani. Ma il giochino messo in piedi da Bernard Madoff è più comunemente conosciuto come catena di Sant’Antonio ed altro non è che coprire le perdite dei vecchi clienti con i soldi dei nuovi. Un sistema che funziona finché, come è accaduto con la crisi dei mutui subprime, i nuovi sottoscrittori delle quote del fondo d’investimento non bastano più a garantire i guadagni promessi (ma in realtà inesistenti) dal broker a chi gli ha già affidato i suoi soldi.
Un meccanismo semplice semplice, gestito dall’ex bagnino di Long Island (la spiaggia dei newyorkesi facoltosi) con abilità diabolica, al punto da farla sotto il naso ai vecchi lupi di Wall Street, ai veterani della City di Londra e alle banche di mezzo mondo. Oltre naturalmente alle autorità finanziarie e a quelle di vigilanza. L’attività criminale di Bernie Madoff si è definitivamente conclusa due anni fa. Arrestato l’11 dicembre del 2008 con undici capi di imputazione e condannato a 150 anni l’estate successiva, il broker 72enne non troverà più nessuno disposto a farsi raggirare neanche tra i compagni di cella.
Ma gli effetti della truffa più colossale della storia non si esauriranno così facilmente. Anzi, per certi versi la bomba deve ancora esplodere. Proprio in questi giorni il liquidatore dei fondi Madoff, Irving Picard, che sta tentando di recuperare somme in giro per il mondo per risarcire almeno parzialmente le 5mila vittime del broker, ha citato in giudizio la banchiera austriaca Sonja Kohn, accusata di complicità con Bernie. Una maxi causa da 19,6 miliardi di dollari che si va ad aggiungere alle altre già avviate, per complessivi 54 miliardi. Picard, che ha già recuperato 2,5 miliardi, è convinto che siano in molti ad aver tratto profitto dalla “catena” di Madoff. Principalmente banche, su cui il liquidatore sta stringendo l’assedio attraverso richieste di risarcimento sparse per i cinque continenti. Non poteva mancare all’appello, chiaramente, l’Italia, da cui tutto sommato prende origine lo schema Ponzi. Ad inciampare nella mega truffa, tra i principali istituti di credito europei e americani, ci sarebbe anche la nostra Unicredit, collegata agli affari della Kohn attraverso Bank Austria. Accuse, ovviamente, tutte da dimostrare. Dall’istituto di Piazza Cordusio hanno fatto sapere che si difenderanno «con vigore». Considerata l’entità delle somme in gioco, c’è da scommettere che le vittime di Madoff non saranno meno combattive.
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