sabato 11 dicembre 2010

Anche i gufi di Bruxelles celebrano l’Italia

Niente finanziaria bis. L’Italia tornerà ai livelli di crescita pre-crisi entro il 2012. Ad annunciare la lieta novella non è il solito Giulio Tremonti, che da mesi non perde occasione per spiegare che i conti sono a posto e che la tempesta europea non travolgerà il nostro Paese. A scacciare i corvi che aleggiano sui cieli italiani è niente meno che Olli Rehn, il severissimo commissario Ue agli affari monetari, lo stesso che, solo qualche giorno fa, aveva lanciato l’allarme sulla tenuta delle nostre finanze pubbliche scatenando le voci sulla necessità di un ulteriore intervento correttivo.

Il puntiglioso guardiano di Bruxelles che lo scorso maggiososteneva che l’Italia deve fare più sforzi per ridurre il debito e che lo scorso settembre invocava misure sui salari ed interventi per recuperare competività ed aumentare la produttività. Lo stesso, infine, che qualche settimana fa ricordava al nostro Paese quanto sarebbe stato costoso adeguarsi alle misure più severe sul fronte del debito pubblico (tetto al 60% rispetto al 118% registrato da quello italiano) previste dal nuovo patto di stabilità.
Insomma, più scettico di lui sulla capacità dell’Italia di rialzarsi è difficile trovarne. Eppure ieri, di fronte ai banchi di Montecitorio, il gufo europeo si è trasformato in rondine e ha cancellato in un colpo solo le tensioni con Bruxelles. Arrivando addirittura a tranquillizzare l’Italia sui nuovi parametri Ue, visto che «non ci saranno automatismi» sui meccanismi di rientro, e riconoscendo l’importanza del debito privato, che «diventerà una variabile molto importante nella procedura per squilibri eccessivi e sarà un fattore di mitigazione nella nuova governance economica». Così come «una condizione essenziale sarà la bassa spesa pensionistica, come è nel caso dell'Italia».

Tremonti non avrebbe saputo dire di meglio. E la sintonia col ministro è forte anche sugli eurobond («l’idea mi attrae molto») e sull’eventualità che siano necessari nuovi interventi di finanza pubblica per contenere il deficit. L’ipotesi era sorta dopo la diffusione delle ultime stime Ue, che prevedono per l’Italia un deficit al 5% nel 2010, al 4,3% nel 2011 e al 3,5% nel 2012. Cifre ben diverse da quelle del governo, che stima invece un deficit al 5% nel 2010, al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2012. Ebbene, secondo Rehn «è abbastanza normale avere queste discrepanze» e  la previsione resta quella di «un deficit sotto il 3% del pil entro il 2012, in linea con le nostre raccomandazioni». In altre parole, l’Italia «non avrà bisogno di una manovra aggiuntiva né adesso, né nell’esercizio successivo».  Il governo dovrà limitarsi ad «un monitoraggio rigoroso sul lato della spesa e delle entrate» e verificare che «siano rispettate le previsioni di crescita».

Ad ammorbidire le spigolosità del commissario Ue, intervenuto alla Camera per illustrare la nuova governance europea, hanno contribuito senza dubbio i dati dell’Istat, pubblicati poco prima che Rehn si incontrasse con la stampa ed elargisse lodi all’Italia. Le stime sulla crescita italiana mostrano per il Pil un aumento nel terzo trimestre 2010 dello 0,3% sul al trimestre precedente. In rialzo rispetto ad un +0,2% della prima stima diffusa a novembre. Migliore anche il dato su base annua: +1,1% rispetto al terzo trimestre 2009 contro un +1% della stima precedente. Cifre che permettono di registrare una crescita acquisita sull’anno dell’1% e che rendono l’obiettivo del governo di un Pil all’1,2% nel 2010 senza dubbio a portata di mano.
Questo non significa, ha comunque spiegato Rehn, che non occorra «aumentare il potenziale di crescita attraverso riforme strutturali». In effetti, l’industria ancora fatica a ripartire. A ottobre, secondo i dati diffusi sempre ieri dall’Istat, l’indice ha segnato un ulteriore rallentamento, rispetto al -2,1% di settembre, dello 0,1%. Una frenata che secondo Confindustria non dovrebbe però pregiudicare il ciclo virtuoso che si era innescato nei mesi precedenti. Gli esperti di Viale dell’Astronomia prevedono, infatti, che già a novembre la produzione dovrebbe tornare a salire di uno 0,6%.  E anche Rehn, tutto sommato, è ottimista. La ripresa, ha detto il commissario Ue, «sta procedendo e si autoalimenterà grazie anche alla domanda interna». 

© Libero