giovedì 23 dicembre 2010

Il regalo di Natale più sgradito. Ci aumentano il canone Rai

Un bel balzello per le feste natalizie non poteva mancare. A non lasciare gli italiani a bocca asciutta ci ha pensato, questa volta, Paolo Romani, che sotto l’albero ci farà trovare la più classica, e più contestata, delle imposte: quella per il possesso di un apparecchio televisivo, meglio conosciuta come canone di abbonamento alla Radiotelevisione di Stato.

L’aumento previsto per il 2011 dal decreto firmato dal ministro dello Sviluppo economico si limita agli 1,5 euro calcolati sull’inflazione programmata. Ma di passetto in passetto l’importo complessivo che ogni famiglia dovrà versare il prossimo anno alla tv pubblica è arrivato alla non modicissima cifra di 110,50 euro. Il tutto per coprire neanche tutto, ma solo una parte dello sbilancio di 335 milioni certificato da Viale Mazzini nel 2009. Dalle tasche dei contribuenti arriveranno nelle casse della Rai “solo” 30 milioni in più.
L’unica consolazione è che poteva andare peggio. Sul fronte dell’importo, il governo aveva sul tavolo una richiesta della Rai di aumentare la tassa di 20 euro. Su quello del pagamento, c’era in ballo la possibilità di associare la riscossione del canone all’utenza elettrica. Una misura antievasione che all’ultimo momento non ha trovato spazio nelle pieghe del milleproroghe.

La strenna di Romani ha suscitato critiche più meno bipartisan. L’aumento è «intollerabile» per il vice presidente della commissione di Vigilanza Rai del Pd, Giorgio Merlo. Su tutte le furie anche il vicepresidente di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova, da sempre favorevole alla privatizzazione della Rai, secondo il quale Romani invece di mettere le mani nelle tasche degli italiani avrebbe dovuto «chiedere conto a Viale Mazzini della scelta suicida di togliere i canali dalla piattaforma Sky, rinunciando così a 50 milioni annui e al relativo indotto pubblicitario». Ma voci di protesta si sollevano anche nella maggioranza, con il leghista Davide Caparini che accusa il governo di «avere perso ancora una volta l’occasione di abolire il canone Rai». 
Le polemiche non sono mancate anche per le sorprese arrivate dal milleproroghe varato ieri dal Cdm. Oltre agli annunciati 400 milioni per il 5 per mille, il provvedimento ha confermato solo per sei mesi (invece di tre anni) gli incentivi per il settore cinematografico, senza aumenti dei biglietti, mentre non ha previsto coperture per il bonus fiscale a favore dei benzinai. Tra le novità ci sono tagli per 50 milioni all’editoria e per 45 all’emittenza radio-tv e, soprattutto, il mancato reintegro delle risorse per il Fondo unico dello spettacolo. Decisione che, insieme a quello di stralciare il piano straordinario per Pompei, ha immediatamente riaperto il fuoco di fila contro il ministro della Cultura, Sandro Bondi, da parte di opposizioni, sindacati e artisti.

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