giovedì 23 dicembre 2010

Consumatori ottimisti. Ma non consumano

Malgrado i segnali poco incoraggianti che arrivano da Eurolandia e le previsioni fosche di Confindustria, i consumatori italiani non hanno perso la fiducia. Anzi, l’ottimismo di dicembre sull’evoluzione del Paese, del mercato del lavoro e sulla convenienza di acquisto dei beni durevoli ha addirittura raggiunto livelli che non si vedevano dallo scorso gennaio. Quando ancora la seconda fase della crisi, quella che ha travolto in successione Grecia e Irlanda e continua a far tremare l’euro, non si era manifestata in tutta la sua violenza.

È quanto emerge dall’indagine congiunturale svolta dall’Isae, che segnala un aumento dell’indice da 108,5 punti a 109,1 di novembre. Si tratta non solo del miglior risultato da dodici mesi a questa parte, ma anche della quarta volta consecutiva che il dato cresce. A dimostrazione di un trend che sembra viaggiare in controtendenza con le analisi di Viale dell’Astronomia, ma in sintonia con le ultime rilevazioni dall’Istat, che ha rialzato le stime di crescita, e con le recenti rassicurazioni del commissario agli affari monetari Olli Rehn, che ha giudicato l’Italia in grado di uscire definitivamente dalle secche entro il 2012.
In particolare l’istituto registra un miglioramento delle valutazioni sul quadro economico generale (da 80,7 a 82,2), con una crescita, sebbene più contenuta, anche di quelle relative al quadro personale (da 121,7 a 121,9), oltre ai giudizi sulla situazione corrente (da 115,8 a 116,3) e alle attese su quella futura (da 98,1 a 98,2).

Segnali negativi arrivano invece dalle opinioni sulle opportunità e possibilità di risparmio. Riguardo ai prezzi, i giudizi circa la dinamica degli ultimi dodici mesi segnalano un rallentamento, mentre si stabilizzano le attese di decelerazione per il breve termine. A livello regionale l’indice della fiducia dei consumatori cresce nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno del Paese, ma scende nel Nord Ovest e nel Centro.
La cosa curiosa è che, malgrado la fiducia, i consumatori non consumano. Non si tratta di un gioco di parole, ma del quadro che emerge dai dati diffusi ieri dall’Istat sull’andamento del commercio. Ad ottobre le vendite hanno registrato un piccolo balzo dello 0,3% sul mese precedente ed un calo dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2009. Ma la cifra che preoccupa è quella riferita ai primi dieci mesi dell’anno. Un arco temporale nel quale le vendite al dettaglio hanno registrato una variazione nulla rispetto al 2009. In altre parole, i consumi, volano su cui deve necessariamente incardinarsi qualsiasi tentativo di ripresa dell’economia, sono rimasti praticamente fermi. Per ora, insomma, l’unica bottiglia da stappare è quella per salutare l’anno nuovo. Per il resto, meglio la cautela. Anche se nel dettaglio il dato dell’Istat risulta meno negativo di quello che sembra. La crescita zero dei cosnumi è infatti un risultato di sintesi di un aumento dello 0,8% delle vendite per le imprese della grande distribuzione e di una diminuzione dello 0,6% per quelle operanti sulle piccole superficie. Più che una vera e propria frenata, dunque, saremmo di fronte ad un cambiamento delle abitudini di acquisto fisiologico in tempo di crisi.

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