giovedì 9 dicembre 2010

Guai per la cancelliera Merkel. Anche i tedeschi faticano a piazzare i titoli di Stato

Chissà ora cosa dirà Angela Merkel. Dopo aver passato gli ultimi mesi a bacchettare mezza Europa, il super cancelliere signornò sarà costretta ad ammettere che pure la formidabile locomotiva tedesca, ogni tanto, perde colpi. A portare l’affondo sono stati gli stessi investitori che nelle scorse settimane si sono accaniti contro Irlanda, Spagna, Portogallo. Questa volta ad andarci di mezzo sono i titoli di Stato tedeschi, quelli, per intenderci, con cui si misura la solidità delle obbligazioni del resto d’Europa. Ieri, infatti, il Tesoro è riuscito a collocare solo 4 miliardi di titoli a due anni (gli schatz) rispetto ai 5 offerti. Si tratta della terza volta consecutiva che la Germania non riesce a collocare l’intero ammontare. Nei giorni scorsi la domanda si è rivelata debole anche per le aste di titoli a 5 e 10 anni.  La conseguenza è che i solidissimi bund, per la prima volta dal 10 maggio scorso, in piena bufera greca, hanno tirato il freno a mano, registrando un rialzo del tasso di interesse sopra il 3%. Il che significa che nella fase di turbolenza anche il titolo tedesco per restare sul mercato ha dovuto, seppure di poco, ritoccare all’insù i margini di guadagno per chi lo acquista. Gli indicatori economici, tuttavia, continuano a dirci che la Germania è saldamente sul treno della ripresa. Gli ordini industriali a ottobre sono saliti dell’1,6% rispetto al -4% di settembre e la produzione è balzata del 2,9% rispetto al -1%. Eppure, anche qui, non tutto procede a gonfie vele. Del tutto inaspettato, ad esempio, è il crollo dell’export, che ad ottobre ha registrato un calo dell’1,1% rispetto al +3% di settembre. Per un Paese punta tutto sulle esportazioni il segnale non è da trascurare. Che questa basti ad ammorbidire le spigolosità della Merkel, ovviamente, è tutt’altra storia.

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