martedì 14 dicembre 2010

Bonanni ancora contestato e la Fiom rompe con Fiat

La strada per Mirafiori si fa sempre più stretta. Mentre a corso Trieste, nella sede romana della Uilm, la Fiom sbatte l’ennesima porta, poco lontano, a via Rieti, un gruppo di contestatori fa irruzione nell’auditorium della Cisl e mette in scena l’ennesima aggressione al segretario Raffaele Bonanni. Copioni già visti, che non fanno che accrescere le diffidenze di Sergio Marchionne e rendere sempre più complicato l’accordo per il rilancio della Fiat in Italia e la salvaguardia occupazionale del gruppo.

 La situazione, secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, è così chiara, che stupisce ci sia ancora qualcuno che non l’abbia capito: «Più la Fiom punta i piedi e il clima si surriscalda, più il Lingotto alza la posta». L’esito del tavolo convocato ieri dai metalmeccanici di Cisl e Uil per trovare una mediazione con le tute blu della Cgil era, forse, scontato. L’ennesima presa d’atto che «le distanze sono incolmabili». Eppure, spiega Palombella a Libero, «il tentativo era concreto, ed era quello di trovare un terreno comune, perlomeno nella difesa del contratto nazionale, che ci permettesse di contrapporre alle richieste di Marchionne un fronte compatto e responsabile». Il problema, spiega, «è che la Fiom ormai è andata troppo avanti nella contestazione e non può più tornare indietro».
La dimostrazione è arrivata proprio ieri pomeriggio a Corso Trieste, nella sede romana della Uilm, dove, dopo moltissimi mesi di accuse, polemiche e recriminazioni, i vertici delle tre sigle si sono ritrovati insieme per la prima volta dentro una stanza. Doveva essere l’occasione per parlare di Mirafiori, per entrare nel merito dell’accordo. Per il leader Maurizio Landini è stata l’occasione di tornare a lanciare accuse contro Pomigliano, di gridare slogan sul divieto di sciopero introdotto da Marchionne e, non ultimo, di cercare il consenso di Fim e Uilm sulla proposta di legge popolare presentata dalla Fiom, con il sostegno dell’Idv, che ridisegna le rappresentanze sindacali.

«In ballo ci sono il futuro dei lavoratori di Mirafiori e gli investimenti della Fiat in Italia, perché aprire un altro fronte di discussione così delicato?» (su cui, fra l’altro, non sono in completo accordo neanche Fiom e Cgil), si chiede incredulo Palombella al termine di un incontro che è durato più di tre ore e da cui i tre sindacati sono usciti senza uno straccio di accordo.
Le cose non sono andate affatto meglio all’auditorium della Cisl, dove Bonanni stava presentando insieme a numerosi ospiti (tra cui la Camusso, la Marcegaglia, Angeletti e Sacconi) il libro “Il Tempo della semina”.
Ad un certo punto, oltre trenta persone, tra studenti, lavoratori e precari, sono entrati a forza nella sala e hanno iniziato a urlare, «buffoni», «ladri», «servi dei servi», il «contratto non si tocca, lo difendermo con la lotta». Non contenti, i manifestanti hanno anche srotolate uno striscione con su scritto: «Contro il patto sociale, sciopero generale». Poi, invitati ad accomodarsi fuori dal servizio d’ordine, hanno risposto “educatamente” con urla, calci e spintoni. Nel parapiglia sono volate piante e transenne. Nessuno, fortunatamente, si è fatto troppo male, tranne un uomo di 74 anni che, cadendo, ha sbattuto la spalla in terra.

Ma è chiaro che l’episodio non aiuta la difficile trattativa in corso. Continuare a sparare su Bonanni, che ha ricevuto la solidarietà di tutti i sindacati e di alcuni esponenti del Pd come Chiti e Franceschini, non fa che accrescere le insofferenze del leader Cisl («Prendo schiaffi dalla Fiat e calci dalla Fiom», si sfogava ieri in un’intervista) e indebolire l’anello più forte che ancora tiene lavoratori e Lingotto appesi al negoziato. Malgrado l’ottimismo del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, tra i sindacati circola l’idea che non sarà per nulla facile chiudere la partita entro la fine dell’anno. Cisl e Uil hanno ribadito ieri che sul contratto nazionale non ci possono essere passi indietro. Anche perché le possibili deroghe permettono di ottenere quelle garanzie e quelle flessibilità chieste da Marchionne senza la necessità di creare newco e porle fuori da Confindustria. Ed è qui che entra in gioco Federmeccanica, che ieri si è detta disponibile a riaprire subito il confronto sul contratto per definire le specificità del settore auto e trovare, ha spiegato, il presidente Pier Luigi Ceccardi, «una soluzione positiva e soddisfacente per Fiat». «Siamo fiduciosi», dicono i segretari di Fim e Uilm, Farina e Palombella, «che una volta chiuso il tavolo con Federmeccanica, Marchionne possa rientrare nell’associazione». Nel frattempo, Cisl e Uil potrebbero accettare «una fase transitoria, e ben definita temporalmente,  fuori dal contratto nazionale per le newco di Mirafiori e Pomigliano».
La centralità di Federmeccanica per il buon esito dell’operazione è stata ribadita ieri anche da Emma Marcegaglia, che ha definito «tutte sciocchezze» quelle di chi parla di una «Confindustria delegittimata». Marchionne, ha aggiunto con una battuta, «può fare tutto tranne che licenziarmi, perché grazie a Dio ho la mia azienda».
Quanto alla Fiom, il presidente di Confindustria, ha auspicato un passo indietro, perché «altrimenti si va verso un altro accordo separato». Prospettiva che preoccupa Bonanni, secondo il quale su «Mirafiori c’è il rischio di farsi male tutti, perché Torino non è Pomigliano: se crepa, crepa la Fiat».

© Libero